martedì 9 febbraio 2016

Repubblica 9.2.16
Varoufakis
“La mia battaglia parte dal basso cambiamo le regole per salvare l’Europa”
Lancia Diem 25: “Sarà un movimento, non un partito. La svolta di Renzi? Chiedere maggiore flessibilità per aggirare le direttive Ue è controproducente con i tedeschi”
intervista di Ettore Livini

BERLINO. «La svolta anti-austerità di Renzi? Sono d’accordo con quasi tutto quello che dice. Ma chiedere più flessibilità per aggirare le regole dell’Europa è un’idea stupida. E controproducente con i tedeschi. Se ognuno nella Ue decide di fare ciò che vuole, l’Unione è finita. La vera battaglia oggi nella Ue è cambiare le regole». Yanis Varoufakis,
more solito,
non le manda a dire. Chiusa la turbolenta esperienza con il governo Tsipras, il nemico pubblico numero uno di Troika e austerity cala il jolly sul palcoscenico continentale. Lanciando oggi a Berlino — location tutt’altro che casuale — Diem25, un movimento («mi raccomando non scriva che è un partito») trasversale per «democratizzare l’Europa prima che si disintegri».
Serve davvero un nuovo movimento?
Syriza governa in Grecia. La sinistra è al potere in Portogallo. Podemos e Psoe potrebbero allearsi in Spagna. Non crede che gli elettori abbiano già iniziato a ridisegnare il continente?
«Prego di sbagliarmi, ma temo che non cambierà niente. L’Europa è un edificio costruito male, dove un processo decisionale opaco presentato dalla burocrazia comunitaria come “apolitico e tecnico” sta rubando la democrazia al popolo. Guardi Tsipras. La primavera del 2015 di Atene è stata soffocata e il suo governo è stato costretto ad accettare ciò che era stato eletto per combattere. Oggi gli unici che difendono le pensioni sono i fascisti. Un disastro. Sono contento che il voto di Lisbona abbia affondato la favola del successo dell’austerity. Ma il nuovo esecutivo portoghese ha potuto giurare solo dopo aver accettato la ricetta d’austerità precotta dalla Ue. Si governa il proprio paese ma non si ha potere in Europa. È un problema serio perché la delusione genera apatia e depressione. E gli unici a beneficiarne sono i movimenti nazionalisti e i nostalgici della dittatura».
Renzi spinge per un fronte anti-austerità delle forze socialiste. Interessa?
«Ha ragione a chiederlo. Ma quando lo scorso luglio la Grecia è stata davanti a quel baratro, lui si è schierato con chi ci ha asfissiato. Doveva saperlo che quel che imponevano a noi allora, sarebbe arrivato anche in Italia. La Troika ha colpito Atene per dare un messaggio a Roma, Madrid e soprattutto a Parigi».
La Troika arriveràin Italia?
«È chiaro a tutti che la situazione italiana è difficilmente sostenibile. Ma, come la Grecia, il vostro paese è solo una vittima collaterale della guerra tra Germania e Francia. Schauble vuole portare la Troika a Parigi. E se non riportiamo il popolo al centro della democrazia nel vecchio continente, rischiamo di rivivere il disastro del 1930-31 quando alla crisi economica si rispose con il dumping del lavoro e mettendo i paesi europei uno contro l’altro, circolo vizioso che generò solo xenofobia. Non dobbiamo ripetere quegli errori».
Come giudica la risposta di Bruxelles alla crisi dei migranti e l’idea di tagliare la Grecia fuori da Schengen?
«L’unica persona che mi ha reso orgoglioso di essere europeo, anche se a tratti, su questo fronte è stata Angela Merkel. Il resto è una tragedia. Trattare il tema dei migranti come questione italiana o ellenica oppure, ancora peggio, trasformare la Grecia in un campo di concentramento mentre le chiedi ulteriore austerity è l’inizio della fine dell’Europa. Siamo a Berlino, cito Hegel: nessuno è libero nella Ue se c’è solo una persona che non è libera».
Tsipras riuscirà a salvare la Grecia?
«Temo di no se non cambia qualcosa. Il paese continua a perdere reddito dal 2009. Hanno chiuso le banche e poi ci hanno chiesto di alzare le tasse a persone e imprese. È il modo migliore per uccidere un paese, non per salvarlo».
Colpa anche di Mario Draghi?
«Draghi è una persona saggia e competente. Ha fatto quello che poteva nelle condizioni difficili in cui si trovava. È riuscito a imporre il quantitative easing. Ma poi deve comprare soprattutto titoli tedeschi. Aiuta chi non ha bisogno. Perché? Perché la Banca centrale europea non è indipendente. Io sono certo che, se fosse stato per lui, alla Grecia non sarebbero stati imposti i controlli di capitale».
Oggi lancia il suo movimento: scopi?
«Riportare il demos a essere protagonista della democrazia. Abbiamo depoliticizzato i processi decisionali della Ue. Sul tavolo sembrano esserci solo due alternative: rassegnarsi a questa situazione o tornare alla bambagia dello Stato Nazione. Invece c’è una terza via: combattere dal basso e a livello sovra-nazionale per ridare voce a chi non ce l’ha e restituire alla gente il potere di decidere cosa fare del suo futuro. Lo faremo con tanti incontri nazionali fino a un’assemblea costituente che concluda il suo lavoro nel 2025. Un’utopia, certo. Ma lo era anche il sogno dell’Europa unita. E meno utopico che tenere in piedi il sistema anti-democratico e divisivo con cui è governata oggi».