domenica 7 febbraio 2016

Repubblica 7.2.16
Picasso, i dieci tetrapak di Tavernello e l’eterna lotta tra quantità e qualità
di Maurizio Ferraris

“ORA QUELLO CHE voglio sono i Fatti. A questi ragazzi e ragazze insegnate soltanto Fatti. Solo i Fatti servono nella vita. Non piantate altro e sradicate tutto il resto. Solo con i Fatti si plasma la mente di un animale dotato di ragione; nient’altro gli tornerà mai utile”, scrive Dickens in “Tempi difficili”. Non è il solo. Il filosofo americano Willard Van Orman Quine (1908 -2000) aveva elencato nella sua homepage tutti i posti in cui era stato in vita sua, e il tempo che ci aveva trascorso — mesi, settimane, ma anche giorni e ore. Se non ricordo male, sosteneva di aver trascorso dieci minuti in Madagascar, avendolo sorvolato durante un viaggio in aereo. Del tutto coerentemente, Quine intitolò la sua autobiografia “Il tempo della mia vita” (dieci minuti in Madagascar, qualche decennio in Massachussets ecc.).
Il bello dei fatti è che si possono accumulare e quantificare (volendo, si possono anche quantificare le interpretazioni, ma sinceramente è una attività un po’ futile). Certo, si può ironizzare sulla ossessione positivistica del quantitativo, contrapponendogli l’autenticità del qualitativo, ma mi sembra retorica. È vero che dieci tetrapak di Tavernello non si convertono in una bottiglia di Barbaresco, ossia che il quantitativo non porta automaticamente al qualitativo, ma è anche vero che, nella vita, la qualità, la singolarità, e persino il sentimento e lo spirito, vengono colti attraverso la quantità. Come nei due protagonisti della canzone di Paolo Conte “scaraventati dall’amore in una stanza”, la cui storia si riassume in una scarna enumerazione di unità: “abbiamo usato un taxi più un telefono più una piazza”...
Personalmente avaro del mio tempo, non sarei tuttavia mai così ipocrita da sostenere, come spesso si fa, che nel tempo che si dedica alle persone non conta la quantità ma la qualità, giacché, nel tempo come in tantissime altre cose, quasi tutte (la cultura, i sentimenti, persino la creatività) il qualitativo è il risultato del quantitativo. La condizione necessaria, anche se non sufficiente, della cultura, è il sapere tante cose; la condizione necessaria, anche se non sufficiente, dell’odio o dell’amore, è che superi una certa soglia, manifestandosi in una certa quantità di odio o di amore; e se Picasso avesse dipinto un solo quadro, dubito che sarebbe stato Picasso.
Pretendere che la qualità e l’autenticità scendano dal cielo (perché è quello che si presuppone, piaccia o no, quando si contrappone il quantitativo al qualitativo e si deridono i collezionisti di fatti)è invocare una magia e coltivare una religione superstiziosa. La qualità emerge dalla quantità, questo il web lo sa meglio di altri, meglio di noi stessi, per esempio, visto che disegna quella singolarità assoluta che è la nostra vita tenendo traccia delle nostre attività quotidiane nella rete.