sabato 6 febbraio 2016

Repubblica 6.2.16
La mossa di Renzi leader socialisti riuniti “Scossa tutti insieme per battere l’austerità”
Il vertice si terrà il 17 febbraio, probabilmente a Parigi Telefonata con Hollande: “State dalla nostra parte”
di Tommaso Ciriaco

ROMA. Un vertice contro l’austerity. Un summit dei leader socialisti europei per chiedere maggiore flessibilità nei conti. Ecco la controffensiva che lascia sperare Matteo Renzi, il salto di qualità nel braccio di ferro con Bruxelles. Nel pieno della contesa, il premier è pronto a fare leva sull’asset più significativo a disposizione: la galassia dei progressisti. Anzi, a Palazzo Chigi la chiamano già “Operazione Pse”. La riunione si terrà il 17 febbraio, quasi certamente a Parigi, alla vigilia del consiglio europeo del 18. «E discuteremo anche di flessibilità – confida in privato il capo del governo - Alla faccia di chi dice che sono isolato». Ci saranno pure il laburista Jeremy Corbyn e il greco Alexis Tsipras, come osservatore. Con il fronte anti-tedesco destinato ad allargarsi.
È la prima mossa di Renzi, che pensa ad una vera e propria alleanza tra «i riformisti dell’Unione». Una tappa cruciale per costruire quella rete di rapporti necessaria a scalfire l’asse dei falchi capeggiato da Berlino e per scuotere potenziali partner finora troppo timidi, a cominciare dalla Francia. Il premier è preoccupato dalla difficoltà con cui i governi a guida socialista fanno squadra. Tutto troppo spesso si riduce a sfide bilaterali con Bruxelles, senza alcuna strategia comune. «È il momento di dare una scossa – ragiona – perché il tempo dell’austerità è finito». Il bisogno di alleati è insomma sempre più urgente. Non a caso, nell’agenda di Renzi si moltiplicano gli appuntamenti diplomatici. Ieri sera un bilaterale all’Aja con Mark Rutte, capo del governo liberale olandese (e presidente di turno dell’Ue), ha lasciato così soddisfatto il premier da fargli immaginare un inedito asse “lib-lab”. Nei prossimi giorni un incontro con l’omologo austriaco. E in cantiere c’è anche un vertice con Francois Hollande a Venezia. Contatti costanti si registrano in queste ore con il leader belga, considerato da Renzi al momento il più vicino, quello greco e maltese. Ancora non abbastanza, comunque. Per questo il presidente del Consiglio scruta con attenzione quanto si sta consumando in Spagna, dove un inedito esecutivo guidato dal Psoe - alleato con Podemos - promette parole d’ordine contro l’austerità ancora più “hard” di quelle renziane. In questo schema, farà gioco anche il malcontento del Portogallo, che ieri ha visto bocciare la propria manovra economica da Bruxelles, con la richiesta di misure correttive.
Tutto culminerà con la contromossa del Pse a Parigi. Il format non è una novità, lo è invece l’idea di mettere al primo punto dell’agenda – accanto alla questione della Brexit e al problema dei migranti - la battaglia contro i vincoli troppo rigidi dell’Unione. Un’offensiva in piena regola che sconta però una seria difficoltà. La solida intesa tra Berlino e Parigi, infatti, rischia di rendere vani gli sforzi del premier italiano. Renzi sa bene che proprio Hollande, alle prese con l’emergenza terrorismo e con conti pubblici in affanno, è la pedina decisiva nel risiko comunitario: «Finora ha preferito non esporsi, ma sarebbe nel suo interesse stare dalla nostra stessa parte». L’“operazione Pse” nasce proprio per spingere i francesi a giocare un ruolo più attivo. Un primo, flebile spiraglio si è aperto ieri nel corso di un colloquio telefonico con Hollande, nel quale si è ragionato anche di conti pubblici: «I due leader - ha fatto trapelare Palazzo Chigi - hanno condiviso la necessità di un rilancio di forte impegno europeista e di una politica economica centrata sulla crescita e la creazione di occupazione».
La tela italiana deve però fare i conti con mille buchi e altrettante insidie. Le previsioni al ribasso fornite dalle Commissione sui conti di Roma non rafforzano la missione di Renzi. Il resto lo fa lo spettro di una manovra correttiva - che continua ad essere esclusa - e il rischio della procedura d’infrazione. Meglio, per l’Italia, preparare con cura il meeting. Forte della delegazione più numerosa della famiglia socialista, grazie ai 31 eurodeputati eletti nelle file del Pd. Tesse la tela anche Gianni Pittella, capogruppo dei Socialisti e democratici all’Europarlamento. Proprio lui, nel corso di una riunione di alcuni giorni fa, ha visto il gruppo del Pse mettere alle strette Pierre Moscovici e costringere il commissario agli affari economici a correggere il tiro rispetto all’iniziale chiusura sulla flessibilità. «Noi sulla flessibilità non arretreremo – promette ora Pittella – È in gioco la tenuta democratica dell’Europa ». Il momento più delicato, in realtà, è praticamente dietro l’angolo. A fine febbraio il numero uno della Commissione Jean-Claude Juncker si ritroverà faccia a faccia con Renzi, a Roma. Sarà quello il momento per scoprire le carte. Un summit decisivo che nei giorni scorsi - all’apice della tensione - ha addirittura rischiato di saltare, sotto la minaccia incrociata di annullamento. Allarme rientrato, almeno per il momento.