Repubblica 2.2.16
L’ultima frontiera della genetica
di Elena Cattaneo
Docente all’Università Statale di Milano e senatore a vita
CRISPR-CAS9,
 queste poche lettere hanno aperto un mondo nella storia della ricerca 
biomedica. Nove lettere e un numero che rappresentano una rivoluzione. 
Un metodo che consente di riscrivere, correggendole, alcune lettere del 
nostro genoma. Una tecnologia semplice ed economica che apre oggi 
possibilità di ricerca enormi e chissà, un domani, se e quali 
prospettive di intervento medico.
ERA solo questione di tempo, 
quando si è scienziati e si viene in possesso della chiave in grado di 
aprire una porta che si riteneva chiusa è doveroso farlo. Se si tratta 
di embrioni umani lo si deve fare con tutte le avvertenze e cautele del 
caso, secondo procedure e ipotesi scientifiche controllate e validate.
In
 Inghilterra non si scherza su questi argomenti (e con la loro coerenza)
 e queste questioni vengono affrontate da un’autorità specializzata su 
aspetti di fertilizzazione e embriologia (l’Hfea) che è anche competente
 a valutare i presupposti e le condizioni dei singoli progetti di 
ricerca sul tema. In Inghilterra c’è anche una legge razionale che 
consente le ricerche sugli embrioni sovrannumerari, altrimenti buttati, 
che vengono invece donati per studiare e capire. Da oggi in Inghilterra 
c’è anche un’autorizzazione a modificare il Dna di quegli embrioni 
sovrannumerari, a patto che questi non vengano impiantati per dare il 
via a una gravidanza.
In Italia, con la lungimiranza dello 
struzzo, ci confrontiamo con norme che prevedono il carcere per il 
ricercatore che si azzardi a derivare cellule staminali embrionali da 
embrioni in vitro e sovrannumerari (le stesse cellule staminali 
embrionali che la legge ci permette però di importare, per studiare con 
beneficio per tutti). Oltremanica si regolano le ipotesi per favorire 
l’incremento della conoscenza di base, che è premessa di ogni nuovo 
trattamento. In Italia rispondiamo con divieti e tintinnio di manette.
Nel
 merito, i colleghi inglesi del Francis Crick Institute, svolgeranno un 
esperimento che dovrebbe coinvolgere, nella fase iniziale, 20-30 
embrioni, per capire quali siano le ragioni per cui ogni 100 ovuli 
fecondati, meno di 50 raggiungono lo stadio di blastocisti (strutture di
 circa 200-300 cellule), mentre solo 13 arrivano al terzo mese. Cioè i 
colleghi vogliono capire il perché di questo numero enorme di 
blastocisti-embrioni che la natura stessa scarta e distrugge. Ebbene, 
per capire cosa determina ciò i ricercatori useranno proprio la tecnica 
Crispr con cui si “disattiverà” un gene alla volta per capire quali sono
 quelli fondamentali per lo sviluppo embrionale.
Le finalità sono 
quelle di capire cosa può portare a miglioramenti nella fecondazione 
assistita, oltre a farci capire di più dei primissimi stadi dello 
sviluppo. Ovviamente un miglioramento della probabilità di successo 
delle tecniche di fecondazione, potrebbe voler dire meno cicli di 
stimolazione ormonale per le donne che vi si sottopongono, meno 
sofferenze, meno speranze frustrate e, magari, nuovi nati. Chi ha a 
cuore la nascita di bambini, il formarsi di nuove famiglie — qualsiasi 
esse siano — dovrebbe felicitarsi di queste ricerche.
È giunta 
l’ora di non dare alcun credito a coloro, anche sedicenti scienziati, 
che ad ogni piè sospinto gridano allo scandalo della “scienza 
irresponsabile” che mirerebbe alla creazione del “bambino perfetto” (ben
 sapendo che non è questo l’obiettivo, nemmeno nel caso dello studio 
inglese), baloccandosi della distruzione degli embrioni. Farlo significa
 mentire o manipolare le informazioni veicolate ai cittadini italiani.
Come
 al solito alcuni lavorano per agitare spauracchi invece di accompagnare
 la scienza e la società in un mutuo terreno di comprensione. Una 
ragione in più per regolare e non vietare qui la buona scienza, 
perseguendo invece i ciarlatani non-scienziati che promettono cure 
miracolose approfittando della necessità di speranze dei malati ai 
quattro angoli del globo.
 
