Repubblica 2.2.16
Il Pd tira dritto “Sulle unioni civili il voto finale non sarà segreto”
Oggi test sulle pregiudiziali di costituzionalità Tra una settimana gli emendamenti decisivi
di Goffredo De Marchis
ROMA.
A Palazzo Chigi sono sicuri che il voto finale sul disegno di legge
Cirinnà avverrà in maniera palese. Significa che anche il numero degli
scrutini segreti sui singoli articoli sarà limitato, chirurgico e non
senza limiti come sperano gli avversari delle unioni civili per fare uno
scherzo al provvedimento e al governo. La sicurezza del premier spiega
anche che Matteo Renzi resta convinto dell’impianto della legge, che non
ha fatto passi indietro neanche dopo il Family day.
Certo, per
chiedere il voto segreto sono sufficienti 20 senatori e il presidente
del Senato Piero Grasso valuta caso per caso quando è ammissibile.
Grasso non ha ancora deciso come regolarsi. Aspetta che il patto
Pd-centrodestra vada oggi a buon fine. I dem ritireranno il supercanguro
(lo strumento che cancella tutti gli emendamenti) e la Lega i suoi 5000
“cavilli” ostruzionistici. A quel punto diventerà chiaro quali sono le
vere modifiche che arriveranno in aula e quali toccano materie oggetto
di possibili scrutini segreti. Il Pd non rinuncia all’accordo traversale
con i 5stelle. Il premier-segretario non crede alle “provocazioni” del
Nuovo centrodestra. Non ci sarà alcuna conseguenza sul governo, un
governo, fanno notare i renziani, in cui gli alfaniani hanno posti da
ministro, da vice ministro e da sottosegretari in numero ben superiore
alla forza elettorale che esprimono. Davvero metterebbero in crisi un
esecutivo in cui sono così ben rappresentati? Il rimpasto dunque si
conferma in una delle sue interpretazioni: è stato fatto alla vigilia
della discussione delle unioni civili come una garanzia per evitare
effetti sulla maggioranza, anche in caso di un patto con i grillini.
La
reazione della Chiesa al Family day autorizza a immaginare un percorso
meno duro del previsto a Palazzo Madama. Nelle stanze di Palazzo Chigi
si rileggono due interventi di monsignor Galantino sulla materia. Che
ricalcano naturalmente la posizione della Chiesa sui figli ma senza toni
interventisti. E si sottolinea il passaggio di un discorso del
segretario della Cei al festival della Dottrina sociale dello scorso
novembre nel quale diceva: «Occorre fare una netta differenza tra i
cattolici validissimi impegnati in politica e quelli che si dichiarano
tali ma lavorano solo per spolverare lo scranno a Palazzo Madama: non
sono al servizio delle persone ma se ne servono». Un messaggio rivolto
proprio al ramo del Parlamento che esamina il ddl Cirinnà.
Oggi
comincia la partita, ma si entra nel vivo martedì della prossima
settimana. Dal pomeriggio si votano le pregiudiziali di costituzionalità
a scrutinio palese e avremo un’indicazione dei numeri in campo, almeno
sulla carta. Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello chiedono il
ritorno del provvedimento in commissione: «Va riesaminato, soprattutto
alla luce delle richieste del Family day. È un testo frettoloso che
dobbiamo riscrivere. Verrano votate oggi anche questo tipo di eccezioni e
saranno respinte. I primi giorni dopo questi passaggi serviranno per la
discussione generale del ddl e degli emendamenti, ma solo martedì
cominceranno i voti caldi. Eliminando tutti i riferimenti al matrimonio e
all’articolo 29 della Costituzione, il Pd pensa di poter evitare il
grosso dei voti segreti. Ma sicuramente l’articolo 3 (diritti e doveri
della coppia) e l’articolo 5 sull’adozione del figliastro dovranno
superare gli eventuali agguati nel segreto dell’urna. E solo quanto la
legge avrà una cornice chiara, Grasso deciderà se non tocca anche gli
articoli 30 e 31 della Carta (quelli sui figli) e se il voto finale può
essere a scrutinio palese.
Solo quando la legge avrà una cornice chiara, Grasso dirà se il pronunciamento finale potrà essere palese.