Repubblica 27.2.16
Gianni Cuperlo
“Scalati da destra, in ostaggio a oscurantisti”
Nella minoranza parecchi lo sono soltanto di nome. rischiamo di diventare irrilevanti
intervista di A. Lo.
ROMA. Cuperlo, allora Verdini è entrato in maggioranza...
«Verdini
occupa uno spazio. Il mio disaccordo nasce quando Renzi trasforma la
maggioranza spuria di oggi nella strategia per il dopo. Così il Pd muore
e nasce un’altra cosa».
Bersani chiede un congresso per definire l’identità del partito. Ma l’identità ormai è chiara: conta più Alfano di voi.
«Alfano
sventola la stepchild come uno scalpo e mostra il suo oscurantismo. A
Renzi dico: non spaccare il tuo partito. Non è un problema di tattica ma
di sostanza».
Riconoscerà che il governo vanta risultati
insperati… «Le rispondo che l’impianto economico di questi 2 anni non ha
rimesso in moto il paese. Mi sono stancato della filastrocca sui gufi.
Ancora non so perché non si debbano dare gli incentivi alle sole imprese
che aumentano l’occupazione. O perché oltre ai 600 milioni di Poletti
non si acceleri sul reddito minimo per chi vive in povertà, cosa più
utile all’economia che togliere l’Imu a chi abita in centro».
Non svicoli sul congresso. Sarà Speranza il candidato della sinistra? O Enrico Rossi?
«Vedo
candidature in rullaggio. Rispetto tutti anche se vorrei chiedere a
Enrico perché si candida se pensa che finora sia andato tutto bene.
Siamo a un passaggio che può diventare drammatico per l’Europa. E non è
tempo per fughe solitarie. Serve federare la sinistra nel Pd, gettare
ponti con la sinistra fuori da noi. E scegliere assieme il leader per
ridare orgoglio a tanti che si sentono orfani. Io dico, usiamo di nuovo
il Noi. Proviamoci e cambia tutto».
In direzione non date battaglia però.
«Io
e altri quella battaglia l’abbiamo data sempre, a volte purtroppo da
soli. Su lavoro, buona scuola, Italicum e per una Costituzione diversa.
Vedo parecchi che si dicono minoranza, ma non sempre li ho trovati dalla
parte giusta».
I vostri estimatori sono allo stremo.
«E
vuole che non lo veda? Che non veda i limiti di prima e dopo Renzi in un
partito spesso scalato da pezzi della destra? Vedo anche il rischio di
una nostra irrilevanza. Ma c’è un ma».
E sarebbe?
«Che se
Renzi trasforma il Pd in un monumento piazzato al centro e puntellato da
destra non potrà guidare una sinistra che cambia segno a Bruxelles. Di
più, se abbraccia quei compagni di strada le riforme che servono
all’Italia non le farà perché avrà sempre un conto da saldare al Verdini
di turno. Per cambiare questo paese devi ricostruire un centrosinistra
largo e civico. Il premier rifletta prima di portare il suo partito in
una terra che ci condannerebbe».
Intanto abbiamo una legge sulle unioni civili.
«Risultato
importante e atteso. Ora la priorità è riformare le adozioni. E’ un
obbligo morale verso le famiglie arcobaleno e i 3500 bambini chiusi in
un istituto».
Morire con Verdini o andarsene?
«Il Pd è nato
per mescolare le culture nel nome di alcuni valori. Se salta
quell’impianto crolla l’impalcatura perché una sinistra col cappello in
mano sarà il sogno di Alfano ma non è il mio».