Repubblica 27.2.16
Migranti, scontro con Vienna
Atene respinge la ministra “Rischio crisi umanitaria”
Allarme Ue: “In Grecia già 25 mila persone, ne arrivano 2-3 mila al giorno”
Il segretario generale dell’Onu: no alle restrizioni di Austria e Balcani
di Tonia Mastrobuoni
BERLINO.
Dopo aver ritirato l’ambasciatore da Vienna, la Grecia ha rifiutato
ieri di ricevere in visita la ministra dell’Interno austriaca, Johanna
Mikl-Leitner, convinta sostenitrice della stretta ai confini “a catena”
che ha contagiato gli interi Balcani fino alla frontiera tra Macedonia e
Grecia. E che gli effetti della decisione unilaterale del blocco lungo
l’Adriatico siano già angoscianti, lo dimostrano i numeri.
Sono
già 25mila i profughi bloccati in Grecia. E al ritmo attuale dei
due-tremila sbarchi dalla Turchia che si registrano ogni giorno, la
situazione rischia di precipitare, nonostante Atene stia riducendo i
traghetti che portano i profughi dalle isole. Anche perché “l’effetto
domino” delle quote ai confini annunciate dagli austriaci continua:
Croazia e Slovenia non prenderanno più di 500 migranti al giorno, ha
avvertito ieri il ministro dell’Interno serbo Nebojsa Stefanovic. E i
due paesi intendono selezionarli d’ora in poi in base alla provenienza:
faranno passare solo iracheni e siriani.
Intanto sono
impressionanti i dati forniti dall’Organizzazione mondiale per le
migrazioni (Oim). Dall’inizio dell’anno oltre 111mila migranti hanno
raggiunto le coste greche, a fronte dei 4.000 dello stesso periodo del
2015. Dinanzi a questa esplosione delle cifre, la “priorità” della
Commissione europea “è evitare una crisi umanitaria”, ha spiegato la
portavoce Natasha Bertaud. Con lo stesso obiettivo, il segretario
generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha rivolto un appello a Slovenia,
Croazia, Serbia e Macedonia. La decisione di bloccare i richiedenti
asilo “non è in linea” con la convenzione sui profughi del 1951: «il
blocco delle frontiere rende impossibile accertare lo status di
profugo», ha spiegato il portavoce Stephane Dujarric.
Ma ormai è
chiaro che in vista del vertice europeo del 7 marzo con la Turchia, la
corsa contro il tempo di Angela Merkel e della Ue per fare un accordo
con Ankara che riesca a spezzare la rivolta austro-balcanica è sempre
più complicata. Ieri il commissario all’Immigrazione Avramopoulos lo ha
detto esplicitamente: «Se non ci sarà convergenza e non ci sarà accordo
il 7 marzo, andremo verso un disastro». In queste settimane, dopo i
conflitti durissimi dell’eurocrisi, si registra un’inedita alleanza in
Europa: quella tra Merkel e Tsipras: sulla crisi dei migranti e la
necessità di una soluzione europea, Germania e Grecia stanno spingendo
nella stessa direzione.
Il presidente del Consiglio europeo Donald
Tusk sarà la prossima settimana a Vienna e a Lubiana per incontrare il
cancelliere austriaco Werner Faymann ed il premier sloveno Miro Cerar,
poi andrà a Zagabria e Skopje, per vedere il premier croato Tihomir
Oreškovic ed il presidente macedone Gjorge Ivanov e ammorbidire il
fronte dei riottosi. E giovedì prossimo ad Atene, Tusk incontrerà
Tsipras.