Repubblica 23.2.16
Filippo Grandi.
“L’Europa sta perdendo se stessa, i bambini affogati nell’Egeo uno scandalo che riguarda tutti”
L’Alto
commissario dell’Onu per i rifugiati: “Nessuna guerra è abbastanza
lontana da non riguardarci, i muri rischiano di isolare interi paesi”
La
Grecia rischia di diventare uno Stato abbandonato e chiuso dove i
migranti in arrivo non trovano più possibilità di uscire In Siria
milioni di persone sono intrappolate e vittime di violenze. Ma c’è di
peggio, situazioni quasi invisibili: Sud Sudan e Centrafrica
di Vladimiro Polchi
ROMA.
«Nell’emergenza rifugiati l’Europa sta perdendo se stessa. I bambini
morti nel mare Egeo sono uno scandalo che chiama in causa la mancanza di
solidarietà di un continente intero, in cui crescono barriere ed
egoismi». Filippo Grandi, 58enne milanese, da gennaio è il nuovo Alto
commissario Onu per i rifugiati. Sul suo tavolo a Ginevra, giacciono i
dossier più “caldi” dai fronti di crisi, a partire dalla Siria («Oggi
una trappola dalla quale è quasi impossibile fuggire») e Turchia («paese
in prima linea, che ospita oltre due milioni e mezzo di siriani»).
Commissario si aspettava di più dall’ultimo Consiglio europeo?
«L’Europa
ha preso degli impegni che non sta mantenendo. Gli hotspot per
l’identificazione di chi arriva non sono ancora pienamente in funzione. I
ricollocamenti tra i vari paesi Ue dei rifugiati arrivati in Italia e
Grecia sono ancora fermi. I rimpatri di chi non ha diritto all’asilo non
funzionano. L’Europa è diventata un’autostrada e questo disordine
allarma l’opinione pubblica ».
È preoccupato dal crescere dei muri alle frontiere dei paesi europei?
«Cominciamo
a vedere sempre più sbarramenti che temiamo molto: l’Austria che fissa
quote massime di ingressi, la Macedonia che respinge gli afghani. Sono
cresciuto in un continente di frontiere chiuse, ora rischiamo di
tornarci. L’Europa sta abdicando a un ruolo di guida internazionale e
sta mettendo in discussione il suo stesso progetto originario. Invece
nessuna guerra è troppo lontana da noi da non riguardarci. I rifugiati
sono degli ambasciatori che stanno lì a ricordarcelo. I muri sono
preoccupanti, anche perché rischiamo di isolare interi paesi».
Come Grecia e Italia?
«Soprattutto
la Grecia. Domani (oggi, ndr) sarò ad Atene per una grossa operazione
umanitaria dell’Unhcr. La Grecia rischia di diventare uno Stato isolato,
in cui i rifugiati restano chiusi senza possibilità di uscire. L’Italia
è un paese di frontiera: se riprenderà con forza la rotta del
Mediterraneo centrale, il rischio è di diventare un “ricevitore” di
migranti, senza grandi sbocchi esterni».
È giusto rivedere il trattato di Dublino?
«Che
lo Stato competente alla domanda d’asilo sia quello in cui il rifugiato
ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea è un modello vecchio
che va indubbiamente superato».
Per arginare i flussi di migranti, la Ue fa bene a puntare sulla Turchia?
«La
Turchia è una degli Stati chiave di questa crisi. Non a caso è il paese
che oggi ospita il numero più alto di rifugiati al mondo: due milioni e
mezzo di siriani, più qualche migliaio di afgani e iracheni. Insomma,
Ankara sta facendo la sua parte. Il piano d’azione Ue concordato a
novembre va nella direzione giusta: controllo delle coste e delle
partenze verso la Grecia, in cambio di tre miliardi di euro di fondi da
destinare a progetti d’accoglienza per i rifugiati. E poi nuove vie
legali d’uscita dal paese».
Ci spieghi meglio.
«Bisogna
prevedere la possibilità per migliaia di profughi di lasciare la
Turchia, ma anche altri paesi di transito come la Giordania e il Libano,
e raggiungere in sicurezza gli Stati Ue dove riceveranno asilo».
Che ne è di questo piano?
«Non
è ancora stato attuato. È urgente accelerare, anche perché intanto la
Turchia ha quasi chiuso la sua frontiera con la Siria ».
Qual è la situazione degli sfollati in Siria?
«Ci
sono milioni di persone intrappolate. Certo le situazioni sono le più
diverse, ma tutti sono ugualmente vittime di violenze inaudite. Le loro
possibilità di fuggire sono minime. Senza un cessate il fuoco, poco si
può fare. Ma c’è di peggio, ci sono situazioni quasi invisibili: parlo
per esempio dei rifugiati della Repubblica Centrafricana o del Sud Sudan
che neppure arrivano da noi, ma si fermano nei paesi limitrofi».
Questa ondata di migranti allarma l’opinione pubblica europea.
«Il
disordine dell’attuale gestione giustifica questo allarme. La mancanza
di coordinamento e solidarietà dà forza a chi vuole alzare le barriere».
C’è chi soffia sulle paure?
«In
Europa ci sono parti politiche che stanno volutamente impaurendo i
cittadini. E questo è gravemente irresponsabile. Altri per fortuna fanno
il contrario ».
La Germania?
«Senza la leadership tedesca,
oggi l’Europa sarebbe ancora più chiusa. L’ho detto al telefono ad
Angela Merkel. Ho molta ammirazione per lei, anche perché rischia
l’isolamento. E un paese non può fare tutto da solo ».
Cosa ha pensato quando ha letto del coinvolgimento di alcuni rifugiati nelle violenze di Colonia?
«Chiunque vive in un paese deve rispettarne le leggi, altrimenti deve essere perseguito, ma attenzione a generalizzare ».
Non c’è comunque un problema di integrazione di queste masse di rifugiati?
«Due
giorni fa ero in Germania. I tedeschi fanno grandi sforzi, ma
l’integrazione costa molto. Una cosa è certa: una gestione ordinata dei
profughi è la migliore ricetta per rassicurare l’opinione pubblica».