Repubblica 23.2.16
“Migranti, facciamo come in Austria” la rivolta della Cdu contro la Merkel. Verso il voto. Insidiati
Dai populisti. I candidati Cristiano-Democratici dei 3 Laender contro il Governo
di Tonia Mastrobuoni
BERLINO. Ormai la fronda è a viso aperto. Dinanzi ai numeri cupissimi dei sondaggi, i tre “
Spitzenkandidaten”,
i candidati di spicco, della Cdu non perdono occasione per prendere le
distanze da Angela Merkel. La sua generosità nei confronti dei profughi,
il suo ostinato rifiuto a stabilire un tetto agli arrivi, l’ha resa una
“parìa”, intoccabile tra gli stessi leader del suo partito. La
cancelliera è ormai ufficialmente un problema, per i conservatori dei
Land in cui si vota tra meno di tre settimane.
Il più scatenato è
il primo ministro uscente della Sassonia-Anhalt, Rainer Haseloff: accusa
da tempo la cancelliera di aver «perso il controllo» sui flussi dei
rifugiati e ha definito «intollerabile» la mancanza di un tetto. Ma è
sufficiente dare un’occhiata all’ultimo sondaggio sui populisti di
destra dell’Afd per capire la sua inquietudine. Nell’unica regione
dell’ex Germania Est chiamata al voto il 13 marzo, il partito di Frauke
Petry — che flirta persino con gli anti-musulmani di Pegida — ha
raggiunto quota 17 per cento.
Domenica, Haseloff è stato dunque
ancora una volta il più esplicito, nella gara tutta interna ai
cristianodemocratici nel prendere le distanze da Merkel. Una soluzione
europea per i rifugiati «non è in vista», ha detto. Meglio procedere
subito a «soluzioni nazionali» per limitare gli ingressi. Il riferimento
è alla disperata lotta contro il tempo intrapresa dalla cancelliera per
negoziare con la Turchia una soluzione europea che garantisca una
“sensibile riduzione” dei flussi. Il 6 marzo, al vertice Ue con Ankara,
Merkel punta a incassare risultati importanti. Ha già ottenuto il via
libera della Nato a un pattugliamento dell’Egeo per rispedire in Turchia
i migranti salvati in mare e vuole maggiori garanzie su azioni
anti-scafisti e un presidio più severo dei confini.
A questa
soluzione, però, non credono neanche più gli altri due candidati
conservatori. La speranza di Julia Kloeckner di conquistare lo scettro
di primo ministro della Renania- Palatinato sta evaporando alla luce dei
sondaggi che danno il suo partito in discesa e la sua sfida alla
coalizione rosso-verde guidata dalla presidente uscente, Malu Dreyer
(Spd) sempre più disperata. Settimane fa il suo piano A2 (di fatto, un
piano B) sui profughi, più restrittivo e alternativo rispetto a quello
della cancelliera, ha scatenato il dibattito nella Cdu.
Ieri
Kloeckner ha firmato insieme al candidato conservatore del
Baden-Wuerttenberg, Guido Wolf, un documento pesante, in cui si chiede
al governo tedesco di imitare l’Austria, il paese che sta mostrando la
faccia più feroce con i migranti. I due Spitzenkandidaten vogliono quote
giornaliere e centri di accoglienza vicino alle frontiere, per limitare
e respingere più velocemente i profughi. Per Wolf, in particolare, gli
ultimissimi sondaggi sono scioccanti. L’Afd è schizzata al 10 per cento.
Soprattutto, la Cdu è scivolata per la prima volta al secondo posto
dietro i Verdi, dati rispettivamente al 30 e al 30,5 per cento. È vero
che gli svevi sono governati da un primo ministro dei Verdi,
Kretschmann, molto popolare nonostante si tratti dell’Autoland, della
regione ricchissima di Daimler, Porsche e Bosch. Ma l’emorragia Cdu è
ormai tangibile ovunque.
Un effetto collaterale di queste elezioni
regionali potrebbe riguardare anche il vicecancelliere, leader della
Spd e finora candidato cancelliere per le elezioni del 2017, Sigmar
Gabriel. Nei sondaggi i socialdemocratici sono scivolati al 16% in
Sassonia-Anhalt — dietro l’Afd — e viaggiano su numeri simili in Baden-
Wuerttenberg. Solo in Renania-Palatinato incassano ancora un 33% di
consensi. Se questi numeri fossero confermati, le elezioni rischiano di
non far ballare soltanto la cancelliera, ma anche il numero uno della
Spd.
Chi approfitta di tutto questo è l’Afd. Frauke Petry continua
a costruirsi un profilo anti- Merkel. Ieri ha preso le distanze dalle
dichiarazioni più estremiste dei suoi colleghi, e ha negato di aver
trascinato il partito a destra. Se c’è un politico apertamente a caccia
degli elettori delusi da Merkel, è lei.