martedì 23 febbraio 2016

Repubblica 23.2.16
Lo Stivale è una postazione strategica
di Giuseppe Cucchi

LE BASI americane in Italia, il cui comando rimane sempre in mani italiane , sono concesse per scopi concordati in sede Nato. Ogni volta che gli Usa desiderano utilizzarle per motivi non previsti dall’Alleanza Atlantica, sono obbligati a chiedere un’autorizzazione italiana, che deve essere esplicita e può essere rifiutata in presenza di forti motivi ostativi. Caso limite fu quello del 1986 proprio a Sigonella, dove l’intervento italiano dovette assumere forme particolarmente decise per reprimere una violazione statunitense della sovranità italiana considerata pericolosa per la nostra sicurezza. Il nostro territorio è una base indispensabile per chi voglia operare in Nord Africa , Medio Oriente o Balcani. Se ne era già reso conto Mussolini, che definì l’Italia «Una grande portaerei ancorata nel Mediterraneo». In tempi successivi la dislocazione geografica ci ha dato una “rendita di posizione“, che ci costringeva ad accogliere truppe straniere sul nostro territorio consentendoci nel contempo di risparmiare sulle spese di difesa. Anche dopo la caduta del Muro di Berlino la nostra dislocazione geografica continua a essere un atout prezioso per una Nato che si confronta con due archi di instabilità , l’uno ad est e l’altro a sud. Ed è nelle nostre regioni adriatiche che le forze aeronavali dell’Alleanza si schierarono per fronteggiare i dieci anni di caos jugoslavo. Basi aeree e porti dell’Italia meridionale furono indispensabili per la campagna contro Gheddafi. Ruolo che sembrano destinati a riassumere ora , nella prospettiva della possibile apertura di una nuova fase della crisi libica.