Repubblica 1.2.16
Massimo Cacciari
“Il governo non si fermi le trincee vanno superate la società lo ha già fatto”
“Serve
realismo storico, ormai nella società le unioni civili sono un fatto
acquisito Ormai è impossibile ignorare le trasformazioni”
intervista di Paolo Berizzi
MILANO Massimo Cacciari, il governo va avanti. Fa bene?
«Sì».
Anche dopo il Family day al Circo Massimo?
«La
manifestazione va rispettata e compresa. Esprime una sensibilità
diffusa. Ma è una piazza contro l’altra. Uno a uno e palla al centro».
E decide chi governa?
«Non
è questo il punto. Il punto è che ci vuole realismo storico. Ormai le
unioni civili sono una cosa acquisita, culturalmente parlando. Tutti i
paesi occidentali stanno andando in questa direzione: mi rendo conto che
è una straordinarietà, ma siamo di fronte a una trasformazione
radicale: sociale e culturale. Che non può essere ignorata».
Nessuno la ignora: è solo una questione di posizioni.
«Se
il senso comune e l’orientamento dominante hanno superato certi
steccati, dobbiamo adeguarci alla storia. Inutile star lì a chiedersi il
perché e il per come. Le leggi vanno di pari passo» .
Ma il problema, però, si pone: o no?
«Certo.
Capisco anche che si faccia fatica a accettare la velocità con la quale
la nostra civiltà cambia. Fino a 50 anni fa in Occidente era
impensabile ipotizzare gli scenari che oggi diamo per scontati. Sono un
dato di fatto. Non ci sono storie. Mi sembra incredibile con quanta
insostenibile leggerezza si affrontino problemi che riguardano sistemi
di civiltà. Qui non si tratta di leggi e leggine: è il concetto di
famiglia tradizionale che è stato ormai oltrepassato».
Può spiegare?
«Parlare
di famiglia così come era concepita un tempo significa difendere una
trincea ormai indifendibile. Questi arroccamenti sono persino patetici.
Se siamo arrivati al compimento di nuovi tipi di famiglia, vuol dire che
la storia ci ha portati fino qui. Sul piano politico e metodologico
siamo di fronte a una tendenza irreversibile. Poi ci saranno sedi
opportune nelle quali valutare caso per caso ».
Dal matrimonio all’unione civile.
«Il
termine matrimonio a questo punto andrebbe cambiato. Perché la parola
“matrimonio” presuppone la presenza di una donna e di un uomo. Ormai
anch’io che sono single sono una famiglia...».
Non le pare strano?
«Io
sono l’ultimo a poter giudicare. È chiaro che il tema non poteva e non
può essere affrontato così, alla leggera. Perché il fatto che qualsiasi
tipo di unione tra umani venga considerata famiglia, certo, è
sorprendente. Se ci pensiamo, da quando si ha memoria storica la
famiglia è formata da un uomo e una donna. Ma, ripeto, la storia va
avanti, e non rilevarne i segnali è impossibile ».
Sì alle unioni civili e sì, quindi, anche alle adozioni da parte delle “nuove famiglie”?
«Le
adozioni vanno di conseguenza. Se si va avanti si va avanti su tutto.
Una volta che hai riconosciuto legalmente che due uomini sono una
famiglia, a quel punto non puoi impedire loro di adottare. È una
questione di coerenza della politica rispetto all’evoluzione della
società».
I grandi marchi commerciali si sono messi in scia e ammiccano ai nuovi clienti...
«Normale. Se devi vendere segui l’andazzo. È la legge del marketing. Chi si sorprende è un ingenuo».
Anche il pressing sul “Renzi cattolico” è normale?
«Ormai
c’è poco da pressare. È cambiata, la situazione. Finiti i tempi in cui
la chiesa, o parte di essa, faceva pressione con la Dc sui temi sociali.
Con papa Francesco questi meccanismi sono venuti meno, l’ingerenza non
ha più senso. E comunque la risposta del governo dopo il Family day fa
capire che ormai le unioni civili diventeranno legge».
È solo il segno dell’evoluzione o anche un’opportunità da cogliere?
«Questo lo vedremo poi. Se e quali vantaggi porterà, sarà il tempo a stabilirlo».