lunedì 1 febbraio 2016

La Stampa 1.2.16
Unioni civili, i renziani tirano dritto ma la roulette è il voto segreto
Guerini: rispettiamo i cattolici, ma il nostro dovere è approvare la legge
E il Pd nota che l’Osservatore romano non cavalca per niente il Family Day
di Francesca Schianchi

«Cosa cambierà nel percorso della legge la piazza del Family Day? Sinceramente penso niente». Pur con le dovute premesse di rispetto e attenzione per le centinaia di migliaia di persone che si sono date appuntamento sabato a Roma, la considerazione più diffusa nel Pd renziano è questa. Sapendo però che se un accordo sul testo Cirinnà sulle unioni civili non verrà trovato entro questa settimana, un rischio altissimo si presenta davanti alla maggioranza, come ammettono tutti tra il preoccupato e il rassegnato: la roulette dei voti segreti. Di cui nessuno se la sente di garantire l’esito.
Dopo un anno di faticosa gestazione, domani arriva nell’Aula del Senato il primo voto sull’ormai famoso ddl Cirinnà. Si tratta di dire se il testo ha un vizio di incostituzionalità, per poi aprire la discussione generale e spostare lì, nell’elegante emiciclo di Palazzo Madama, la polemica di questi giorni, in attesa di arrivare, la settimana prossima, ai voti che contano. Quelli nel vivo del testo, compreso il nodo più controverso: la stepchild adoption, ossia la possibilità di adottare il figlio naturale del partner, che solleva trasversalmente parecchi dubbi.
Ma è proprio su questo che ragionano i dem, chiedendo l’anonimato perché ieri né Renzi né nessuno dei big ha fiatato: un conto sarebbe stato se la piazza del Circo Massimo avesse chiesto di lavorare su quel punto solo. Ma dal palco del Family Day la richiesta è stata molto più ambiziosa: «Il ddl deve essere totalmente respinto». Una chiusura tale che, nel Pd, è parsa quasi rendere più giustificata la propria intenzione di tirare dritto. Tanto più che oggi, hanno notato, l’«Osservatore romano» ha dedicato all’evento solo un articolo a pagina due, nessun richiamo in prima, nessuna enfasi. «Insomma, il Papa ha sottolineato la sua distanza– ragiona chi potrebbe definirsi «cattolico adulto», rubando la definizione coniata da Romano Prodi ai tempi del referendum sulla fecondazione assistita – in quella piazza c’era un pezzo di mondo cattolico, ma non tutto». A riprova, circa 200 capi scout dell’Agesci, gli scout cattolici, hanno inviato una lettera aperturista sulla legge («interroghiamoci su cosa sia una famiglia, incontriamo le famiglie arcobaleno») ai vertici della propria associazione.
E allora, nessuno può mettere veti. Sacconi e D’Ascola di Ncd provano a mettere i loro paletti, e uno sarà pure accolto, tramite gli emendamenti Lumia: quello che chiede di chiarire meglio la distinzione tra unioni civili e matrimonio. Ma il cuore delle polemiche, la stepchild adoption? Intervenire è difficile: il rischio che vedono nel Pd è sempre quello di introdurre una novità che non sia sufficiente a Ncd per votare la legge, ma lo sia per il M5S per tirarsi indietro e non votarla. E stralciare questo punto per inserirlo in una futura legge che riordini il tema complessivo delle adozioni, sanno bene che sarebbe visto come un rinvio alle calende greche. Oltre che un cedimento ad Alfano e al Family Day. «Il nostro dovere è decidere, dobbiamo fare la legge – avverte il vicesegretario Pd, Lorenzo Guerini – una convergenza si può trovare solo se ciascuno fa la fatica di cercare un punto d’incontro. Se invece ciascuno vuole parlare ai suoi tifosi, allora andiamo in Aula con questo testo e si vedranno i numeri». Sapendo che il rischio d’incidente nel segreto dell’urna è dietro l’angolo. Certo, sperano i dem che Ncd, per non rovinare i buoni rapporti di coalizione, tanto più ora dopo il rimpasto di governo così generoso nei suoi confronti, non lavori per affossare la legge. Ma sanno anche benissimo quanto nel voto segreto si sfoghino le frustrazioni più disparate. E più difficili da prevedere.