Repubblica 19.2.16
Ma se salta la stepchild saranno i giudici a decidere “Quei figli vanno tutelati”
Già diverse le sentenze a favore di coppie gay e presto si pronuncerà la Consulta
I tribunali dei minori hanno già mandato un messaggio al Parlamento: deve sempre prevalere la garanzia degli affetti
di Maria Novella De Luca
ROMA.
La via è stretta, in salita, disseminata di ostacoli, eppure esiste. Se
la stepchild adoption venisse cancellata dalla legge sulle unioni
civili, saranno i tribunali minorili a doversene occupare. E
probabilmente ad applicarla. Esattamente come è accaduto per la legge 40
sulla procreazione assistita. Sono stati i tribunali ordinari, sentenza
dopo sentenza (e poi la Cassazione e le Corti europee) ad autorizzare
quanto il Parlamento aveva vietato nel 2004, rendendo oggi lecite gran
parte delle tecniche che la legge 40 aveva soppresso. Nel caso
dell’adozione del figlio del partner, ossia la stepdchil adoption, a cui
tengono moltissimo le centinaia di “famiglie arcobaleno” italiane, cioè
le coppie gay (maschili e femminili) con figli, anche se questo
articolo venisse bocciato dal Senato, sarebbe possibile comunque
ottenerle. Perché la norma è già contenuta nella attuale legge sulle
adozioni, all’articolo 44, dove si parla di “casi particolari”. Quei
casi in cui l’adozione può essere concessa anche al di là dei requisiti
“canonici” ma a discrezione del giudice, in nome del benessere del
bambino. Esattamente come ha fatto il tribunale dei minori di Roma,
presieduto fino ad un mese fa dal giudice Melita Cavallo, che ha emesso
ben 14 sentenze per coppie gay, permettendo così al genitore “non
biologico” di adottare i figli del partner.
Racconta Cavallo: «Le
nostre decisioni hanno aperto la strada all’adozione all’interno delle
coppie gay. Abbiamo solo applicato la legge esistente. E ci tengo a
sottolineare che la prima sentenza, da cui discendono tutte le altre, è
stata confermata dalla Corte d’Appello di Roma, e se riceverà parere
positivo anche in Cassazione, diventerà giurisprudenza ». Per valutarne
l’idoneità, le coppie di madri e padri, aggiunge Melita Cavallo «sono
state analizzati, sottoposti a perizie, abbiamo incontrato i bambini, e
soltanto dopo una verifica capillare, in cui fosse evidente che per quei
piccoli entrambe le figure erano “genitori”, abbiamo autorizzato
l’adozione ». Del resto anche il contestato articolo 5 della Cirinnà,
prevede che l’ultima parola spetti al giudice dei minori. Racconta
Daniela, la cui richiesta è stata accolta dal tribunale: «L’indagine su
di noi e su nostra figlia è stata accuratissima. Le nostre intere
famiglie sono state coinvolte e osservate. Alla fine è arrivato il sì.
Mi sembra un sogno...».
Del resto i giudici minorili hanno già
mandato un messaggio chiaro al Parlamento: «I figli delle coppie
omosessuali esistono e vanno tutelati». Hanno firmato in oltre 700
l’appello “Unioni gay: i bambini innanzitutto”. Infatti, con molte
differenze, nei tribunali ciò che prevale è la garanzia degli affetti.
Addirittura, nei casi maternità surrogata, come è avvenuto pochi giorni
fa a Firenze. La sentenza, firmata dal giudice Laura Laera, ha affermato
che per il bene del bambino, era giusto che restasse con quella coppia,
e con quella “madre sociale”, nonostante fosse nato con una pratica
vietata all’estero. A Milano, il tribunale ha autorizzato la
trascrizione all’anagrafe dell’adozione, avvenuta in Spagna, di una
bimba figlia di due madri italiane.
Giuseppe Spadaro è il
presidente del Tribunale per i minori di Bologna, ha quattro figli
adottati, e nel 2013 ha confermato l’affido familiare di una bambina ad
una coppia di maschi gay. A differenza del giudice Cavallo, nel 2015, ha
però rinviato alla Consulta (che deciderà tra pochi giorni) una
richiesta di stepchild adoption. «Noi non possiamo sostituirci al
legislatore. Però siamo di fronte ad un vuoto grave, perché i bambini
delle coppie gay esistono e hanno il diritto di avere due genitori. E il
problema non è se siano omosessuali o eterosessuali, l’importante è che
siano buoni genitori. Se il Parlamento si sottrae al suo compito finirà
che ancora una volta i magistrati dovranno “supplire” a questo vuoto.
Ed è profondamente sbagliato».