venerdì 19 febbraio 2016

Il Sole 19.2.16
Unioni civili, verso il voto per parti separate
Il Pd: no allo stralcio - Grasso potrebbe bocciare tutti i supercanguri presentati
di Emilia Patta

ROMA Dopo la retromarcia sulle unioni civili del M5s - che martedì ha annunciato il suo “no” all’emendamento premissivo presentato dal renziano Andrea Marcucci che, riscrivendo tutta la legge, avrebbe fatto decadere la maggior parte degli altri emendamenti - non sono molte le strade che restano aperte a Pd per uscire dall’impasse. Stralciare il capitolo della stepchild adoption, ossia l’adozione del figlio naturale del compagno/a all’interno della coppia gay, sarebbe un passo indietro politicamente ingiustificabile e come tale è escluso. Il capogruppo del Pd Luigi Zanda e il sottosegretario Luciano Pizzetti stanno dunque lavorando all’ipotesi dello spacchettamento in più parti del supercanguro Marcucci in modo da isolare il tema delle adozioni lasciando la decisione all’Aula.
I centristi ci starebbero? «Lasciando di fatto scegliere l’Aula sulla questione delle adozioni, in libertà di coscienza e a scrutinio segreto, dovrebbero starci», è il ragionamento che si fa nel Pd. Eppure il gruppo di Ncd-Ap in Senato è quasi diviso a metà tra i trattativisti, come il capogruppo Renato Schifani, e i fieramente contrari, come Maurizio Sacconi. Formalmente Angelino Alfano, che invoca «una seria mediazione all’interno della maggioranza», insiste per lo stralcio delle adozioni. Ma da qui a mercoledì, quando si tornerà a votare, c’è ancora molto tempo. Quanto ai grillini, nel Pd nessuno conta più su di loro. Ma certo il comportamento dei 35 senatori del M5s sarà molto importante. Ufficialmente la linea è sempre quella del sì alla legge e del no al supercanguro. Ma ieri la capogruppo pro tempore Nunzia Catalfo ha bocciato anche l’ipotesi spacchettamento: «Resterebbero dei mini-canguri invece di un supercanguro». Se poi questo no si tradurrà in un voto contrario o in un non voto non si sa ancora, e non è indifferente (il non voto farebbe abbassare il quorum).
Oltre a quella dello spacchettamento l’altra ipotesi in campo resta quella del disarmo bilaterale dei canguri premissivi, ma dipende dall’atteggiamento delle opposizioni e finora dalla Lega non sono arrivati segnali. Eppure il disarmo bilaterale degli emendamenti premissivi potrebbe avvenire anche per via procedurale, si fa notare da parte di alcuni senatori. Potrebbe cioè essere lo stesso presidente Pietro Grasso a toglierli di mezzo. È vero che esiste in questa legislatura il precedente dell’emendamento Esposito sulla legge elettorale. Ma in quei giorni - si ricorda in ambienti della presidenza, che non escludono l’ipotesi anche se la giudicano remota - Grasso era chiuso a Palazzo Giustiniani in quando presidente della Repubblica vicario e non gestiva l’Aula. Dunque, teoricamente, potrebbe decidere in modo diverso. Quello che sicuramente il presidente del Senato si augura è un voto in breve tempo, come ha fatto notare all’ultima Capigruppo: «Non possiamo tenere bloccato il?Senato per settimane» .