Repubblica 18.2.16
Quote profughi e asilo l’Europa si spacca Vienna: “80 al giorno”
Oggi il vertice a Bruxelles sull’emergenza Mattarella: “Dovere morale salvare chi fugge”
di Alberto D’Argenio
ROMA.
 Alla viglia del vertice di Bruxelles arriva l’appello del Capo dello 
Stato: «A livello europeo si impone l’esigenza e l’urgenza di una 
politica unitaria, coordinata ed efficace». Per Sergio Mattarella 
salvare chi fugge dal suo Paese «è un dovere morale». Ma se sul Brexit, 
piatto forte del summit, domani i leader sono costretti a trovare un 
accordo, sui migranti la riunione rischia di rivelarsi interlocutoria 
per via delle divisioni tra governi. Con la situazione che continua a 
peggiorare.
Matteo Renzi in Parlamento per presentare il summit - i
 leader parleranno di migranti a cena - ha sottolineato che l’Italia è 
il Paese che sta rimpatriando il maggior numero di stranieri che non 
hanno diritto all’asilo. Ma non basta, per il premier i rimpatri li deve
 fare direttamente l’Unione («sarebbe un altro film»). L’altra richiesta
 che Renzi ribadirà a Bruxelles è la necessità condivisa con la Germania
 di arrivare a «un diritto di asilo unico». Si tratta del superamento 
delle regole di Dublino che impongono al primo Paese Ue d’arrivo di 
prendersi carico dei migranti. Richiesta esplicitata anche dal ministro 
degli Esteri Gentiloni: «Lavoreremo per modificare regole superate, un 
Paese non è in grado di risolvere da solo la sfida». Ma la proposta che 
il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker tiene nel cassetto 
da dicembre verrà rinviata ancora una volta, fino al vertice di marzo. 
Sarebbe il modo, invocato da Roma e Berlino, di rendere permanente ed 
efficace la ridistribuzione dei migranti tra i Ventotto, sistema al 
momento previsto solo in via emergenziale e rimasto virtuale. Ma il 
nuovo rinvio è dettato dalla contrarietà dei paesi dell’Est e della 
Francia, dove Hollande assediato dal Front National si concentra sul 
controllo dei confini esterni.
Stessa attenzione riservata 
dall’Austria che ieri, sebbene il Cancelliere Faymann sia in linea con 
Renzi e Merkel sulla europeizzazione della crisi, ha fissato in 80 il 
tetto alle domande di asilo che accetterà ogni giorno mentre farà 
transitare sul suo territorio non più di 3.200 migranti (sempre al 
giorno) che vogliono chiedere protezione in un altro Paese. L’Austria 
sta anche pianificando controlli e barriere ai confini meridionali, 
compresi quelli con l’Italia. Faymann ha pronosticato che la Merkel 
seguirà il suo esempio sulle quote.
Dal canto suo la Cancelliera 
di fronte al Bundestag ha auspicato che oggi i leader europei trovino 
una «posizione comune» sui migranti. La Merkel - che avrebbe dovuto 
presiedere un pre-vertice con il premier turco saltato dopo l’attentato 
di Ankara - ha trovato il sostegno di Juncker, da mesi schierato con lei
 e Renzi per una soluzione Ue alla crisi. «La storia ha affermato - ha 
dato ragione a Kohl sulla riunificazione e darà ragione anche alla 
Merkel» sulla scelta di aprire le porte ai rifugiati. Juncker ieri sera 
ha incontrato Tsipras compiacendosi dei passi avanti di Atene nella 
gestione dei suoi confini e ha sottolineato i progressi registrati nel 
controllo dei flussi anche se «ci vorrà tempo perché tutte le misure 
abbiano effetto».
Tuttavia Juncker sa che il clima non è maturo 
per la proposta decisiva, quella su Dublino. Tanto che nella bozza che 
domani mattina sarà approvata dai Ventotto non c’è alcun riferimento 
esplicito al tema. Ma il testo negli ultimi giorni anche grazie al 
lavoro degli sherpa italiani è stato migliorato e contiene un richiamo 
alla necessità di «attuare rapidamente tutti gli elementi decisi a 
dicembre». Riferimento implicito al superamento di Dublino. Ma il tempo 
stringe e se a maggio la Grecia non avrà tappato le falle ai confini, 
Schengen verrà chiusa per due anni lasciando Atene al suo destino. Con 
l’Italia che potrebbe diventare il nuovo hub dei migranti e rischierebbe
 a sua volta l’invasione. E a poco servirebbero le nuove regole su 
Dublino.
 
