giovedì 18 febbraio 2016

Repubblica 18.2.16
Il filo lungo del Grande Fratello
di Antonio Dipollina

La strategia del vertice punta a mantenere la fisionomia della Rete1, il tesoro di Viale Mazzini Nessuno bada più alle appartenenze televisive che hanno segnato il passato
LE prime due nomine, Raiuno e Raidue, che filano via lisce all’annuncio. Un vice interno Rai e l’attesissima Ilaria Dallatana. Ma alla terza voce sbalordiscono tutti, Daria Bignardi: non era in nessun pronostico. Due donne ai primi tre posti, vero, ma due esterne — e dentro la Rai parte ben più che il mugugno — mentre sul versante politico al momento protesta qualcuno ma c’è soprattutto gran prudenza. Le nomine Rai che andranno ratificate oggi portano il marchio Campo Dall’Orto e Monica Maggioni.
UN connubio dg-presidente che un segno forte adesso lo ha dato. Tra labili proteste politiche sul renzianesimo della neo-direttora della rete più amata nei migliori bar d’Italia si insinua la sentenza attribuita a Campo dell’Orto: autonomia dai partiti, volontà di rinnovamento, nuova narrazione, competenza e merito, ambizione. Ne avesse presa anche solo una ci sarebbe da festeggiare, con tutto quanto si va al trionfo. Ma non è come dirlo: dietro queste nomine – e a rischio di rivedere i giudizi ma anche le impressione mille volte nei prossimi giorni oppure ore – si intuisce prima una strategia base. Guai a toccare Raiuno, continuità con un vice, l’ex Leone probabile supervisore: Raiuno è ridiventata un tesoro inestimabile con i suoi Sanremo, le fiction civili o appena poco incivili al 30 per cento, Don Matteo che torna stasera e Montalbano che torna a fine mese. È l’unico posto d’Italia dove ci si ammassa in otto, nove, dieci milioni di persone, appunto guai a chi lo tocca.
Col resto si può invece giocare. Magari con minimi rimpianti per il Teodoli di Raidue (che aveva reso di nuovo frizzantina con vari ingredienti una rete oscurata per anni) ma che se gli si dà libertà e mezzi su Rai4 (ora in primo piano sui decoder del satellite al posto di Mediaset) può divertirsi davvero. Ilaria Dallatana era il nome da incasellare a viva forza perché sì: ormai alle appartenenze del passato non bada più nessuno, troppe ne sono successe in un paio di decenni. Ex Mediaset e soprattutto a capo di imprese che hanno segnato la tv dei nuovi format dai tempi del primo Grande Fratello, chiunque fa televisione ne parla bene o almeno con rispetto ammirato, magari a denti stretti. Ma chi ha detto Grande Fratello? Il primo? Il povero Taricone e Salvo il pizzaiolo e la Gatta morta? Chi conduceva? E quindi ci siamo, Daria Bignardi, come se dall’epoca si fossero tesi dei fili sottili ma resistentissimi che hanno dato il tessuto oggi, passando per i tempi di Campo Dall’Orto a capo di La7 (2004) e che chiama proprio Daria Bignardi a condurre, oppure tornando al Gf d’epoca che aveva a capo della comunicazione Fabrizio Rondolino, guardia d’onore renziana e a scatenare la fantasia si va avanti per ore, sul web si stanno divertendo, anche con ferocia, da ore.
E appunto eccola, Daria. Ferma televisivamente da un po’ – le sue Invasioni a La7 chiuse per formula usurata, agli albori della crisi poi universale dei talk – concentrata sui libri, a prendersi la bollentissima Raitre. E da qui, a fare da parafulmine per tutto, chissà con quali effetti: 1) è talmente renziana da essersi vantata a suo tempo di averlo creato lei con le sue interviste (era una battuta, a occhio) così come distrusse l’incauto Mario Monti a colpi di cagnolini. 2) no, invece è brava e spariglia un universo ormai rappreso come l’attuale Raitre. Uno che mai ci va piano come Carlo Freccero per esempio ne rimarca la renzianità, ma aggiunge che ha gusto, un’estetica e voglia di novità, però “bisogna perimetrare il suo punto di vista”. Per fortuna lei è una signora ben educata, un maschio con il suo carattere spiegherebbe cosa deve perimetrare Freccero, ma anche qui ormai siamo nella curiosità estesa di vedere come va a finire: soprattutto su una elementare considerazione, se si mettono in fila conduttori, autori e volti della gloriosa terza rete non se ne trova uno che richiami affinità vera alla nuova direttora. Forse. Magari ora si scoprirà che invece… Ma a lei, e a nessun altro a quanto pare, toccherà portare sulle spalle anche l’enigma per ora appunto labile ma che prima o poi irromperà: è la volta buona della Rai fuori dalla politica o è l’illusione ennesima mascherata da nuovo corso o da quello che ne rimane?