La Stampa 18.2.16
Il vento della rottamazione sulla Rai. Ed è polemica: “Troppi esterni”
A
sorpresa Raitre non va a un candidato di sinistra come Andrea Salerno.
Oggi il passaggio delle nomine in Cda: sullo sfondo la battaglia per lo
share
di Paolo Festuccia
Un, due, tre… Scacco al
cavallo. Con un solo colpo Antonio Campo Dall’Orto avvia la rivoluzione
Rai. Non solo rottama la vecchia guardia e le prime linee di viale
Mazzini, ma indicando alla direzione di Raiuno il quarantenne Andrea
Fabiano salta addirittura una generazione di dirigenti e spacca a metà
come una mela l’ormai ex «potente» sindacato dei top manager. E già,
perché il giovane Fabiano esperto di marketing e palinsesto (assunto per
concorso nel ’99 dalla Rai diretta di Pier Luigi Celli), prima ancora
di salire sull’ambitissima poltrona della più importante rete
generalista italiana è pure il manager che si è battuto contro le
incrostazioni della vecchia dirigenza Rai, sfidando (perdendo ma per
soli 10 voti) al congresso dell’Adrai i vecchi «senatori» della Tv di
Stato.
La rottamazione renziana, dunque, almeno apparentemente è
avviata: via da Raidue Angelo Teodoli (si occuperà di Rai4), e via pure
Andrea Vianello da Raitre. Dentro due donne, esterne: Ilaria Dallatana
(Raidue) esperta di format e la giornalista Daria Bignardi (Raitre). Due
new entry, che mandano di traverso la giornata a una parte del Cda e a
una fetta dell’emiciclo parlamentare, e segnalano le intenzioni dei
vertici aziendali di mettere fine, o più attenzione se si preferisce,
alle troppe polveri sotto i tappeti di viale Mazzini, e ridisegnare così
con volti e professionalità nuove la missione delle tre reti pubbliche:
Raiuno sempre più generalista a caccia di un pubblico più giovane e
nuovo; Raidue più attenta alla sperimentazione, e infine l’ultima
enclave della sinistra (per molti la mancata nomina di Andrea Salerno
alla guida della terza rete è il segnale di un ridimensionamento del
fortino della sinistra) Raitre in presa diretta sul racconto. Un
racconto che guarda al Paese, e che coinvolgerà pure la figura del nuovo
capo dello Sport, Gabriele Romagnoli con una finestra aperta sui grandi
eventi internazionali sportivi.
Fin qui le nomine, le speranze di
chi arriva e le incertezze per chi lascia. Giancarlo Leone non torna a
Raicinema (pareva ai più un azzardo vista l’attuale gestione) ma prende
il coordinamento del palinsesto. Mentre l’inossidabile Antonio Marano
rientra a Milano a presiedere Rai Pubblicità. Non si tocca, almeno per
ora, il capitolo informazione né la fiction. Tutti al loro posto anche
se Tinni Andreatta (capo della fiction) - a sentire i bene informati -
avrebbe declinato, prima che la scelta ricadesse su Fabiano, proprio la
direzione di Raiuno.
Oggi, dunque, il passaggio delle nomine in
Cda. «Un salto generazionale», commenta il consigliere Franco Siddi che
nei prossimi mesi dovrà fare i conti sia con i risultati di share sia
con il rinnovo del contratto del servizio pubblico. Ovvero, il grande
banco di prova per i nuovi vertici di Viale Mazzini. All’appuntamento di
maggio con il governo, infatti, la Rai si presenterà con una nuova
dirigenza ma soprattutto con gli oltre 28 milioni 825 mila contatti
giornalieri di Raiuno e una media (sulle 24 ore) delle tre reti
generaliste di circa il 40 per cento dello share totale, eredità della
passata gestione. La sfida delle nuove linee, quindi, non sarà solo
quella di confermare i livelli di ascolti ma di riallineare la Rai
all’interno del servizio pubblico. Un obiettivo carico di significati
per l’azienda, e per il governo che con la nuova legge di riforma
porterà nelle casse di viale Mazzini tra i 250-300 milioni di euro in
più derivanti dal pagamento del canone in bolletta. È chiaro, allora,
che le aspettative sono tante e almeno grandi quanto le incertezze che
da molti settori arrivano per le scelte appena fatte.