Repubblica 17.2.16
Agnes Heller.
“L’Europa dei diritti è in pericolo Orbán e i suoi alleati: il nuovo Asse”
La
 filosofa ungherese: “Varsavia, Budapest, Bratislava e Praga non sono 
unite dai valori ma dall’avere un nemico comune. È la sfida degli 
egoismi nazionalisti contro la solidarietà dei veri europei”
di Andrea Tarquini
Gli elettori sono frustrati e depressi e credono alla propaganda dell’Europa delle patrie
Vogliono tutto da Bruxelles però non sono disposti a offrire nulla. E dimenticano gli aiuti ricevuti
Agnes Heller, ungherese, 86 anni, è una filosofa: è stata esponente della “Scuola di Budapest” ed è oppositrice di Orbán
«I
 quattro paesi di Visegrad sono il nuovo Asse. Il nemico è Angela 
Merkel, simbolo forte dell’Europa liberale. Lo dice Agnes Heller, 
filosofa ungherese che è stata il massimo esponente della Scuola di 
Budapest e rimane la leader storica dell’intellighenzia critica del 
centro-est europeo.
Questi no all’Europa raccolgono ampi consensi in patria: che cosa sta succedendo nel centro-est dell’Europa?
«Ungheria,
 Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia ricordano il vecchio Asse. Non 
sono uniti da valori ma dall’identificare un nemico comune: il cuore 
della Ue, soprattutto la Germania, contro cui sono in guerra per imporre
 le loro ideologie illiberali e prendere la guida dell’Europa insieme a 
forze a loro affini. È una sfida lanciata a liberal, progressisti, 
conservatori, a tutti i veri europei».
Il no ai migranti non è l’obiettivo principale?
«È
 piuttosto strumento della loro guerra: criminalizzano migranti e 
profughi per criminalizzare Angela Merkel che, dicono, accogliendoli sul
 suolo europeo distrugge la loro idea d’Europa. È guerra tra diverse 
parti dell’ex impero sovietico e le democrazie dell’Europa occidentale e
 meridionale. Vincerà chi avrà il controllo della Ue».
Merkel primo bersaglio, dunque: perché?
«Perché
 è e rimane il personaggio più forte, centrale, dell’Unione europea. 
Nella partita in corso, lei è come il Re negli scacchi. Devono riuscire a
 darle scacco per trasformare la Ue in una “Europa delle patrie” rette 
da sistemi illiberali nazionali, di cui Orbàn e i suoi migliori alleati,
 i governanti polacchi, parlano. Scacco al re, anzi regina in questo 
caso, nel nome di nazionalismo e onnipotenza degli Stati nazionali, il 
vero male del Ventesimo secolo, a mio modo di vedere».
Ma sono comunque popolarissimi in patria: perché?
«Perché
 gli elettori da noi sono frustrati e depressi, sebbene non manchi chi 
scende in piazza per protestare contro questi governi antiliberali. È 
sempre facile in Europa orientale, dove esistono persino opposizioni a 
destra di Orbán o del PiS polacco, giocare la carta del nazionalismo, 
dire che occorre resistere ai diktat in arrivo da fuori. Il potere è 
così forte da creare oligarchi che poi lo sostengono».
I cittadini condividono dunque il no alla solidarietà europea dei loro politici?
«Purtroppo,
 giocando la carta della resistenza nazionalista contro presunti ricatti
 di Bruxelles o Berlino, hanno distrutto il principio stesso della 
solidarietà, legame e valore fondamentali dell’Europa. Vogliono tutto 
dalla Ue, ma non danno nulla in cambio. La gente dimentica gli ingenti 
aiuti e investimenti europei. E l’egoismo degli Stati nazionali, 
definiti da Nietzsche “bruti che si servono da sé”, distrugge i valori 
costitutivi europei. Ma in patria slogan e propaganda convincono.
Quanto è pericoloso tutto questo?
«Molto,
 perché le democrazie occidentali si stanno mostrando deboli a fronte di
 questi semi-dittatori. Germania, Francia, Italia, in quanto Stati 
liberali, non sono portati ad assumere linee dure o sanzioni. Se 
resteranno deboli, l’Asse e i suoi potenziali seguaci potranno davvero 
mettere a rischio la Ue e i suoi principi» L’Europa democratica dovrebbe
 reagire più duramente?
«Non so come dovrebbe reagire, ma so che 
deve mostrarsi forte. Difendere i suoi valori. E capire la serietà della
 sfida illiberale di cui Orbán è l’ideatore: lui invita tutti a non 
sentirsi più innanzitutto europei. Nel futuro non temo certo guerre 
europee, ma sostengo che il virus illiberale e demagogico potrà 
diffondersi e minare le fondamenta democratiche dell’Europa, contando 
sulla capacità di condizionare l’elettorato con un messaggio forte e 
populista».
 
