Repubblica 16.2.16
“La musica ti salva la vita” parola di Abbado
Terapie con le note. Nel nome del maestro entrano in ospedale
Sedano l’ansia, placano il dolore, aiutano ad accettare le cure più difficili
In neonatologia avvicina i genitori ai bimbi nell’incubatrice e questo aiuta il loro sviluppo cognitivo
di Paola Emilia Cicerone
LA
MUSICA SALVA la vita: lo sosteneva anche il maestro Claudio Abbado, che
ha promosso l’associazione Mozart 14, attiva al Policlinico Sant’Orsola
di Bologna con iniziative di musicoterapia pediatrica. Articolate per
rispondere alle esigenze di diversi reparti, dalla chirurgia
all’oncologia, e perfino alla neonatologia. «I primi studi scientifici
sugli effetti della musicoterapia in ambienti ospedalieri, in
particolare a livello pediatrico, sono nati all’inizio degli anni ’90»,
spiega Barbara Zanchi, responsabile dei musicoterapisti coinvolti nel
progetto. Si è visto così come la musica contribuisca a ridurre l’ansia e
a controllare il dolore, ma anche ad arricchire e a espandere il ruolo
sociale del bambino-paziente con conseguenze positive sulle sue
relazioni.
Anche in un reparto oncologico in cui i bambini devono
affrontare, a volte per anni, lunghi ricoveri e terapie invasive. «In un
reparto come questo c’è bisogno di normalità – spiega Andrea Pession,
responsabile del reparto di oncoematologia pediatrica – noi medici
sappiamo misurare il dolore, ma facciamo fatica a valutare la
sofferenza, la paura: però sappiamo che la musicoterapia aiuta a
combatterle». Ed è «un’esperienza intima, che permette ai bambini di
confrontarsi con le loro paure e i loro desideri, di esprimere emozioni
bloccate», ricorda Zanchi. Forse per questo regala qualcosa in più
rispetto ad altre attività valide come la pet therapy: «Tutte le
attività strutturate che richiedono un coinvolgimento diretto dei
bambini possono aiutare a superare un momento difficile, un dolore, la
nausea da chemioterapia – osserva Pession – il bambino si distrae e il
momento brutto passa».
Non solo. In ospedale la musicoterapia è
uno strumento prezioso per valutare le condizioni psicofisiche del
paziente, specie per i bambini molto piccoli per cui ogni visita è fonte
di ansia. «In questo modo – prosegue Pession – si può registrare, per
esempio, la difficoltà a eseguire un movimento, ma anche momenti di
rabbia o di tristezza che possono richiedere un intervento mirato».
Proprio l’affiatamento col personale ospedaliero ha reso possibile
un’iniziativa come quella promossa nel reparto di Neonatologia e di
terapia intensiva neonatale, dove i terapisti intervengono col canto per
aiutare i genitori a interagire con i piccolissimi ricoverati.
Proponendo canzoni e ninne nanne che le mamme stesse possono cantare,
accompagnate da semplici strumenti. «I prematuri trascorrono i primi
giorni di vita in un ambiente isolato, mentre la stimolazione ambientale
è essenziale per il corretto sviluppo del neonato pretermine», spiega
il direttore del reparto Giacomo Faldella. Mentre per le mamme la musica
è un momento di serenità e un’opportunità per cominciare a sviluppare
un legame con il figlio. «I genitori sono abituati a vedere i bambini
nell’incubatrice, distanti e poco reattivi – ricorda Chiara Bartolotta,
operatrice del progetto – e si emozionano quando li vedono accendersi
grazie alla musica ».