sabato 13 febbraio 2016

Repubblica 13.2.16
“Non basta l’anti-austerità serve piano Ue di investimenti”
di Eugenio Occorsio Lucrezia Reichlin

ROMA. «L’Italia è andata leggermente peggio delle aspettative, ma è l’intera Europa che sta rallentando in modo inaspettato, probabilmente come effetto ritardato del rallentamento in corso da un anno dell’economia Usa». Lucrezia Reichlin, economista della London Business School, invita a considerare la scarsa crescita un problema europeo.
Lei condivide la crociata del premier contro l’austerity?
«Un invito ai nostri partner a pensare in grande è benvenuto, ma non è utile lamentarsi genericamente dell’austerità e chiedere flessibilità delle regole. Per stare insieme abbiamo bisogno di regole e la proposta deve essere non di renderle flessibili ma di ridisegnarle in modo che siano compatibili con politiche comuni per la crescita».
L’eurogruppo è stato tranchant: rispettate i trattati.
«Purtroppo siamo entrati in un gioco di provocazione reciproca non costruttivo. Bisogna essere propositivi: aumentare la capacità fiscale a livello federale, pensare a un piano comune per fronteggiare la crisi dei migranti, affrontare in modo realistico il debito, e via dicendo. La contrattazione disordinata e individuale di singoli Paesi su varie voci di flessibilità espone al rischio di una nuova crisi dei debiti».
Perché l’intera Europa rallenta? Solo per lo stop degli Usa?
«Il ciclo economico europeo è tradizionalmente in leggero ritardo rispetto a quello degli Usa. La crisi del debito degli scorsi anni aveva interrotto questa relazione ma ora si è ripristinata. Siamo ripartiti proprio quando l’economia Usa ha cominciato a rallentare e ora l’influenza negli Stati Uniti ci ha fatto prendere il raffreddore. La ripresa c’è, ma i dati della produzione industriale per dicembre indicano un rallentamento in tutta l’area euro».
Pesa il fattore banche?
«Sulle banche la reazione dei mercati è troppo negativa. Sono in una situazione diversa dal 2008 ma a livello mondiale c’è timore sulla loro profittabilità per la prospettiva di tassi negativi e il rallentamento dell’economia. In Italia, ci sono poi i crediti deteriorati e l’incertezza sulla nuova regolamentazione. L’economia è dipendente dal credito bancario e questo è un fattore di rischio per la ripresa. Serve un’azione energica per facilitare il mercato secondario dei crediti deteriorati».