giovedì 11 febbraio 2016

Repubblica 11.2.16
L’amaca
di Michele Serra

SPIRA su Milano un vento quasi ligure. Nel senso delle recenti elezioni regionali. Non pochi elettori di sinistra- sinistra fanno sapere che non voteranno Beppe Sala, perché è il candidato di Renzi e perché è “di destra” (così quelli di sinistra-sinistra, per semplificare, chiamano quelli che non sono di sinistra-sinistra). È una posizione politicamente comprensibile. Lo sarebbe di più se la “sinistra-sinistra” non avesse perduto le primarie per una banale evidenza aritmetica: ha espresso due candidati, Balzani e Majorino. Ne avesse espresso uno solo avrebbe vinto abbastanza nettamente, e ora sarebbero gli elettori centristi del centrosinistra a domandarsi se alle amministrative se la sentiranno di votare per uno di sinistra-sinistra. Ho scritto di un vento “quasi” ligure perché a differenza che in Liguria (primarie sotto inchiesta e ampiamente sospettabili) a Milano le primarie, fino a prova contraria, sono state un atto plausibile. A far vincere Sala non sono state forzature delle regole, ma i due avversari di Sala, che si sono spartiti un elettorato vincente sulla carta, ma spaccato in due e dunque perdente. L’effetto finale, però, potrebbe essere non “quasi” ligure ma del tutto ligure: per dare voce agli elettori di sinistra che non si sentono rappresentati da Sala si presenta un candidato di sinistra-sinistra, che raccoglie tanti voti quanti ne bastano a parlare di “buon risultato” (come fece Cofferati in Liguria), a far perdere Sala e a mandare a Palazzo Marino il candidato di Salvini e Berlusconi. Et voilà.