Repubblica 11.2.16
Lars Feld, consigliere economico di Angela Merkel
“Basta flessibilità all’Italia Invece di ridurre il debito Roma fa richieste sfacciate”
intervista di Tonia Mastrobuoni
BERLINO.
Direttore del Walter Eucken Institut, Lars Feld è uno dei “cinque
saggi“ che consigliano Angela Merkel e il governo tedesco sull’economia.
La sua nota sintonia con Wolfgang Schaeuble è palese, anche in questa
intervista.
Cosa pensa della proposta di un ministro delle Finanze europeo?
«Sono
molto scettico. Chi lo propone ha ragione quando sostiene che, con
poteri di intervento adeguati sui bilanci nazionali, possa aiutare a far
rispettare il Patto di stabilità. Ma l’esperienza con gli Stati
federali dimostra che questi poteri di intervento funzionano male. E i
Paesi membri difficilmente si lasciano limitare nella loro autonomia
fiscale».
Non crede che la Corte costituzionale di Karlsruhe, sempre attenta alla sovranità tedesca, potrebbe essere un problema?
«Sì.
Ma il nodo è la capacità di intervento. Anche in Germania, dove i Land
possono intervenire sui Comuni, questi ultimi si ribellano. Il controllo
funziona male».
I banchieri centrali (e Schaeuble) sostengono
che, se non si riesce a fare il ministro europeo, occorra essere più
severi sul Fiscal compact e proteggere meglio le banche. In Italia
invece Matteo Renzi chiede esplicitamente più flessibilità, in vista
dell’esame dei bilanci a Bruxelles.
«Sono contrario alla
flessibilità sui conti. L’Italia non è in procedura d’infrazione, però
si trova nel braccio preventivo del Patto. Che già riconosce abbastanza
flessibilità. L’Italia ha esaurito tutta la flessibilità possibile. Di
più non le può essere concesso».
Perché?
«Il disavanzo
viaggia verso il 3 per cento. Il 2,4 o 2,7 per cento nel 2016 di cui si
parla ora rispecchia le proiezioni, ma alla fine conta quanto l’Italia
crescerà davvero. Sono molto scettico all’idea di concedere ulteriore
flessibilità. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha il 135 per cento
di debito/Pil. Deve essere urgentemente tagliato».
Pensa che Berlino stia facendo pressioni sulla Commissione Ue per questo?
«La Germania sta facendo continuamente pressione perché non venga concessa altra flessibilità. Ma alla fine decide Bruxelles».
Insomma Schaeuble è irritato con l’Italia?
«Non
so se lo è in generale, ma so che il consolidamento insufficiente e la
scarsa disciplina sui conti dell’Italia non gli piacciono».
Roma ha chiesto alcune eccezioni sul conteggio del disavanzo, tra cui quella per la spesa sui profughi.
«Il
problema è che l’Italia cerca di approfittare di ogni eccezione
possibile. Guardiamo ai dati sui profughi, gli ultimi affidabili
risalgono al primo semestre 2015. In rapporto alla popolazione l’Italia
ne ha accolti relativamente pochi: chiedere un’eccezione sul disavanzo è
piuttosto sfacciato. I Paesi più colpiti dai flussi sono Ungheria,
Austria, Svezia, probabilmente la Germania».
L’ostinato rifiuto di Angela Merkel di un tetto ai profughi è un errore?
«La
Costituzione non lo consente. E l’idea che Merkel abbia deciso
d’istinto è totalmente sbagliata. Gli arrivi aumentano esponenzialmente
da sette anni. La decisione della Corte di Giustizia europea, nel 2015,
di dichiarare la Grecia fuori dagli accordi di Dublino per ragioni
umanitarie, costringe ad agire. I profughi non possono essere respinti
in Grecia. Al vertice di giugno anche Renzi inorridì per il mancato
accordo sulla distribuzione delle quote. Durante l’estate, giustamente,
la Cancelliera ha deciso: porte aperte. Chi sostiene che non rispetti la
legge, sbaglia. È vero il contrario».
Torniamo all’Unione
bancaria e al fondo di garanzia per i depositi. Una parte della
Bundesbank dice: mai senza un diritto fallimentare comune e una
valutazione non neutrale dei titoli di Stato che sono in pancia alle
banche.
«Il governo tedesco ha un altro motivo di contrarietà. Ci
sono problemi di legacy in alcuni sistemi bancari. Guardiamo con quali
problemi deve combattere al momento il sistema creditizio italiano e
quanto sono pesanti le conseguenze politiche. E quando le banche
italiane saranno libere dalle sofferenze, dovremo cominciare a parlare
di come armonizzare il diritto fallimentare, che influisce pesantemente
sulla loro performance. Il problema dei crediti incagliati e la cornice
economica sono ostacoli per una garanzia comune ».
Quindi si farà tra secoli.
«Non sono così pessimista. Ma solo dopo il 2020 se ne potrà parlare seriamente».