il manifesto 11.2.16
D’Attorre: «Sinistra italiana sarà ulivista quando Renzi sarà sconfitto»
Il nuovo partito
Il
deputato ex Pd: il nome provvisorio c’è già. Il referendum
costituzionale è tutto: lì manderemo a casa la riforma, l'Italicum e
Renzi
intervista di Daniela Preziosi
Su
Milano «decidono i milanesi» ma «ora è probabile che nasca una
candidatura a sinistra». Alfredo D’Attorre, deputato ex pd che milanese
non è (è nato a Melfi), alla domanda ’se la nuova sinistra unita a
Milano già si divide’ risponde con calma che «il nuovo partito affronta
le amministrative in una fase in cui non è ancora costruito. Quindi può
succedere che lì non ci sarà una posizione univoca. D’altra parte il
calo della partecipazione dice che c’è un pezzo del popolo della
sinistra che non vive più le primarie Pd come un luogo reale di scelta».
Sono quelli a cui vi rivolgerete per il nuovo partito?
La
tre giorni dal 19 al 21 febbraio sarà l’avvio della fase costituente.
Costruiremo un partito, anche se in forma moderna e aperta. Tutti quelli
che aderiranno potranno concorrere a pari titolo. Il congresso
fondativo sarà a dicembre, perché il referendum costituzionale sarà il
momento in cui altre forze potranno decidere di schierarsi con noi in
questa battaglia. Nel congresso si deciderà tutto: la linea, il
segretario, il nome definitivo. In questi mesi adopereremo ’Sinistra
italiana’, ma sono d’accordo con i compagni di Act che sollecitano la
riflessione sul fatto che ’sinistra’ forse non è parola adatta a
indicare tutto l’arco di forze a cui ci dobbiamo rivolgere.
Avrete un leader provvisorio?
Avremo
un comitato promotore che garantirà lo svolgimento delle campagne che
decideremo nell’assemblea. Su quattro grandi temi: la Costituzione, il
sapere, il lavoro e la lotta alle diseguaglianze, l’ambiente e la
politica industriale. Il comitato definirà le regole del congresso e la
carta d’intenti in cui riconoscersi al netto delle differenze fra
diverse piattaforme.
Al congresso ci saranno mozioni contrapposte?
Lo
do per scontato. Si confronteranno idee e ipotesi di leadership.
Applicheremo un modello di democrazia integrale. E si rimescolerà tutto.
Sarà il momento dell’amalgama?
Sì,
e quello in cui dovremmo sciogliere nodi di fondo. Sul tema dell’Europa
e della sovranità democratica tra noi ci sono posizioni diverse.
Dovremo decidere come collocare il nuovo partito: c’è bisogno una
sinistra che recuperi la capacità di parlare al mondo lavoro e ai ceti
popolari. Fin qui è stata molto più ceto medio riflessivo, colto e
cosmopolita, ma distante dalla parte più debole della società.
Lei non è a Berlino al lancio del nuovo partito di Varoufakis. Alcuni suoi compagni ci sono andati.
Faccio
fatica a seguire le evoluzioni settimanali di Varoufakis. Ma penso che
la sinistra contrasta la deriva nazionalista e xenofoba se riprende in
mano il tema della sovranità democratica e di un sano patriottismo
costituzionale. Per me la Costituzione è sovraordinata a trattati
europei imbevuti del modello mercatista. Ci sono proposte di ulteriore
integrazione, come l’ipotesi di un commissario per le finanze
dell’eurozona, che rischiano di smantellare altri pezzi di sovranità
democratica.
Ormai anche Renzi attacca l’Europa.
Renzi nei
fatti prende atto del fallimento della sua politica europea. Ha
rinunciato a porre il tema dell’insostenibilità dell’attuale assetto
dell’euro quando aveva la forza di farlo, e ora affronta il negoziato su
questioni decisive per l’interesse nazionale, dalle banche
all’immigrazione, in condizioni di debolezza. È irresponsabile non
aprire un tavolo per sospendere il bail in e invece puntare allo zero
virgola di flessibilità per coprire misure elettoralistiche, come
l’abolizione dell’Imu per i ricchi o il bonus per i diciottenni.
Torniamo a ’Sinistra italiana’. Uscendo dal Pd lei auspicava la rinascita dell’Ulivo. Ha perso su tutta la linea?
No.
Sono convinto che non sarà così. Lo snodo decisivo è il referendum, che
serve per sconfiggere la pessima riforma renziana e mandare in soffitta
l’Italicum. Batteremo il partito della nazione e si riaprirà la
prospettiva di un governo progressista. Dico di più: per il dopo
referendum dobbiamo proporre la reintroduzione del Mattarellum. E in
capo a qualche mese restituire la parola ai cittadini. Il Mattarellum ci
può riportare alla collaborazione fra centro e sinistra, ma stavolta
con una sinistra forte e autonoma.
Fra voi non tutti la pensano
così. Nelle città le alleanze sono state chiuse quasi ovunque. E il
vostro nuovo partito archivia l’idea di centrosinistra.
In queste
amministrative, con un Pd completamente riposizionato, la rottura era un
passaggio inevitabile. Ma noi puntiamo a sconfiggere il partito della
nazione e a disegnare un nuovo quadro politico. Il nuovo partito non
definisce la sua identità in base alla distanza dal Pd. Dobbiamo
sconfiggere il renzismo ed essere protagonisti di una nuova alleanza
progressista. Fra la nostra gente non vedo rischio di rinculo su
posizioni settarie e minoritarie.
I suoi ex compagni della minoranza Pd voteranno sì?
Sull’evoluzione
del Pd Bersani ha usato di recente parole mai dette prima. L’amara
verità è che oggi in questo Pd snaturato fuori posto non sono gli amici
di Cuffaro, Verdini o Cosentino, ma chi come Bersani ha speso una vita a
costruire una forza di centrosinistra. Prima o poi i compagni della
sinistra pd ne dovranno prendere atto. Il referendum sarà dirimente. In
questi mesi ho incontrato tanti compagni del Pd che magari criticano me o
Fassina perché siamo usciti dal Pd troppo presto, ma poi dicono che al
referendum voteranno no.