giovedì 11 febbraio 2016

La Stampa 11.2.16
L’Ue all’Italia
“Insufficiente su diritti e rimpatri”
di Marco Zatterin

Meglio di sei mesi fa, ma non ancora alla meta. «Man mano che si procede, le cose migliorano», concede Dimitris Avramopoulos, commissario Ue per l’immigrazione. Il rapporto del Team Juncker sull’attuazione delle decisioni con cui l’Europa sta cercando di controllare il dramma dei migranti in fuga dalle guerre conferma che l’Italia sta compiendo progressi nel controllare chi arriva (la presa dell’impronte è all’87% del totale), ma è ancora «lenta» e poco chiara nella realizzazione nei centri di accoglienza «hotspot», nonché «insufficiente» nel rimpatriare gli illegali (14 mila su 160 mila sbarchi). Questo implica che l’impegno resta ancora massiccio, anche se conforterà Roma la probabile rapida chiusura della procedura d’infrazione aperta in dicembre per il «fingerprinting»: «Alla prossima verifica - ha assicurato il greco - sono certo che ci saranno nuove su questa storia che ha dato una sensazione di amarezza al primo ministro italiano».
È un invito alla distensione, dopo settimane in cui i rapporti fra Roma e Bruxelles sono vissuto sull’ottovolante. Aiutano i 124 milioni sbloccati per i salvataggi in mare. E non dovrebbe complicare troppo il dialogo l’avanzamento di un’altra procedura per aver mal recepito una direttiva del 2013 che impone di ampliare i diritti concessi ai residenti di lungo periodo anche a chi ha ottenuto l’asilo: siamo al parere motivato, è il secondo stadio prima del deferimento alla Corte di Giustizia. Siamo in buona compagnia di Francia, Lettonia e Grecia.
Proprio i greci, come atteso, hanno avuto ieri l’ultimatum dei partner Ue che intimano loro di blindare la frontiera turca entro metà maggio. In caso contrario, numerosi paesi fra cui Germania e Austria potranno prorogare per sei mesi il ripristino dei controlli alle frontiere, mettendo così a rischio la tenuta dell’Area Schengen. La sua caduta, stima la Commissione, potrebbe costare sino a 18 miliardi per il ripristino delle frontiere mentre la sola industria del turismo perderebbe 10-20 miliardi l’anno. Per evitarlo corre fermare i flussi e controllarli.
Questo richiede un partenariato funzionante con la Turchia. La Commissione ha invitato Ankara, oltre che tutti gli Stati membri, a rispettare gli impegni sul controllo dei profughi e dei trafficanti. «Lo stiamo facendo», rispondono loro. Oggi i ministri della Difesa Nato discutono un’idea Erdogan-Merkel per utilizzare le navi dell’Alleanza. Il progetto non è chiaro e non ha grandi sostegni. Salvo colpi di scena, non dovrebbe volare.