giovedì 11 febbraio 2016

Repubblica 11.2.16
La linea sottile sulle adozioni
di Stefano Folli

SULLE unioni civili l’ora X si avvicina lentamente, fra un rinvio e l’altro, ma si avvicina. E con essa il momento di decidere su aspetti controversi, forse non componibili.
SUL piano politico si capisce che il destino della legge Cirinnà ruota intorno a tre interrogativi in cerca di risposta. Il primo è: cosa vuole veramente il Pd? Una limpida e inequivocabile vittoria laica oppure un risultato che dia qualche soddisfazione alle ragioni dei cattolici?
Secondo punto. Renzi è davvero tranquillo sullo stato della maggioranza ovvero teme qualche strascico dopo il “sì” alla legge o magari dopo il suo affossamento? E infine: quanto pesa la constatazione che sulle adozioni del figliastro, o meglio del figlio del partner, l’opinione pubblica è divisa? Una frattura che riguarda in buona misura l’opinione cattolica, ma non in modo esclusivo: i sondaggi, come pure il sentire comune, indicano che esistono parecchie perplessità sul punto specifico delle adozioni. Anche perché non sono pochi a temere che questo aspetto della legge apra la porta al cosiddetto “utero in affitto” (all’estero, ovviamente, perché in Italia la pratica è e resta illegale).
Le tre questioni sono intrecciate. Ma la premessa è che oggi in Senato c’è senza dubbio una maggioranza favorevole al riconoscimento dei diritti alle coppie omosessuali. Intesi non come un vero e proprio matrimonio — così lo stesso Mattarella aveva sottolineato — , bensì come un deciso passo avanti nella legislazione italiana, in modo di poter rispondere ai solleciti dell’Unione europea dimostrando che abbiamo colmato il fossato. Quei 195 senatori contro 101 che a voto palese (deciso dal presidente Grasso) ieri hanno respinto la pregiudiziale Calderoli-Quagliariello per il non passaggio all’esame degli articoli sono la prova evidente che l’assemblea è consapevole delle proprie responsabilità. In molti può esserci un mero calcolo elettorale, ma i più sono convinti di dover riaffermare l’eguaglianza dei diritti come caposaldo della civiltà giuridica.
È chiaro che i 195 non costituiscono una maggioranza pura e semplice a favore del testo Cirinnà. Tutt’altro: esistono fra i senatori punti di vista diversi e non poche zone d’ombra. Ma chi ha votato per procedere all’esame di una legge così densa sotto l’aspetto etico, è disposto a valutarla con attenzione e quasi certamente ad approvarla almeno in parte.
Renzi vuole tenere alta la bandiera laica ed è per questo che nelle tattiche parlamentari dell’ultim’ora ha concesso ben poco ai cattolici, in questo caso i cattolici di area Pd e in seconda battuta quelli che si riuniscono nell’area Alfano: solo tre emendamenti su cui sarà ammessa la libertà di coscienza. Riguardano, come si può intuire, il nodo delle adozioni. Di conseguenza i cattolici ieri sera non potevano essere contenti. Tuttavia nelle ultime ore il premier ha usato parole dure contro l’”utero in affitto”. Segno che avverte il problema e si premura di tracciare un netto discrimine: oggi si discute per estendere i diritti a chi ne è privo, tutelando i bambini che ci sono, e non per concedere scorciatoie surrettizie su cui le coscienze sono tuttora molto diffidenti. In sostanza Renzi ha lanciato un messaggio ai cattolici e lo ha fatto nel momento in cui sul piano parlamentare li ha lasciati insoddisfatti.
Il cammino della legge resta impervio. Conseguenze sul governo non ce ne saranno perché l’intesa con Alfano è solida. Eppure è evidente che il testo finale potrebbe fotografare divisioni e ferite non semplici da rimarginare. Ecco perché Renzi in fondo è più prudente di quel che sembra. Da un lato tiene d’occhio le manovre astute di Grillo, dall’altro si preoccupa dell’opinione pubblica. Concede poco ai centristi nell’ambito parlamentare, tuttavia è attento a non scontentare troppo l’elettorato moderato e cattolico — ma non solo cattolico — che nutre parecchi dubbi sulle adozioni e vedrebbe volentieri la bocciatura di questo punto specifico. Se ciò accadesse, di certo il premier non si straccerebbe le vesti.