Repubblica 10.2.16
Così l’assedio di Gerusalemme fu la prima guerra “globale”
A quel tempo il mondo era sconvolto dalle Colonne d’Ercole alla Mesopotamia. Le fonti parlano di 400 mila Greci uccisi
di Paolo Rumiz
IL LIBRO 70 d.C. - La conquista di Gerusalemme di Giovanni Brizzi (Laterza, pagg. 428, euro 24)
Il saggio di Giovanni Brizzi ricostruisce la distruzione del tempio nel 70 d.C.
Qualcosa
di tremendo e sconosciuto scuote il mondo dalle Colonne d’Ercole alla
Mesopotamia nel primo secolo dopo Cristo, scardina la polis antica e
mina le fondamenta dell’impero. È la guerra santa, sanguinaria e intrisa
di fanatismo, che si scatena contro Roma per mano degli Ebrei, e si
affaccia alla storia ben prima del jihad e delle Crociate, e prima
ancora che i cristiani perseguitati abbiano imparato l’arte di
perseguitare. Non banali turbolenze di popolo, e nemmeno guerre in campo
aperto, ma una guerriglia a tutto campo, che non si arresta nemmeno con
la distruzione del Tempio. Qualcosa che nasce dal rifiuto dell’Impero
in sé, in nome di un Dio assoluto che diventa unica legge e non ammette
comprimari in Terra.
Il nuovo libro di Giovanni Brizzi 70 d. C. -
La conquista di Gerusalemme (Laterza, pagg. 428, euro 24) fornisce dati
agghiaccianti. Nello spazio mediterraneo, i morti sono quelli di una
piccola Shoah, dieci volte più numerosi rispetto a quelli della pur
sanguinosa guerra contro i Parti. Scavi recenti nelle fondamenta di
Cirene hanno portato in luce i segni di un vero e proprio cataclisma –
crolli e incendi – contemporaneo alla rivolta dei Giudei contro Adriano.
In Egitto e dintorni le fonti parlano di 400 mila Greci massacrati o
uccisi con le crudeltà più raffinate: un disastro tale da obbligare il
governo cipriota locale a non ammettere più la presenza di Ebrei
«nemmeno se approdati sull’isola per naufragio ».
È quanto basta
per dire che l’antisemitismo nacque allora? Non pare. Per Roma non è la
religione il problema, ma i suoi riflessi terreni, e l’ebraismo resta
“religio licita”. Nessuno tocca le sinagoghe di Roma o di Aquileia, e
nuovi Ebrei della diaspora sono accolti nella Capitale. Eppure sono gli
stessi anni in cui il cristianesimo viene bandito, dopo l’incendio
d’epoca neroniana. L’idea che l’ebraismo in sé è abominio, in quanto
religione di “deicidi”, è più tarda e tutta cristiana. Il fatto è che
per la prima volta Roma si trova di fronte a combattenti fanatici e
indomabili, ebbri di furore religioso, capaci di affrontare la morte con
gioia di martirio, sull’esempio di Sansone, che nella Bibbia – è troppo
definirlo il primo kamikaze della storia? – si uccide pur di uccidere i
Filistei. Secondo Erode Agrippa, citato nelle cronache della guerra
giudaica di Giuseppe Flavio, siamo di fronte a una guerra insensata,
perché fatta in nome di principi che nessuno minaccia, e soprattutto
perché scatenata dopo aver deposto le armi e aver riconosciuto il
primato di Roma. Una guerra di briganti e di ribelli. Non di soldati.
Ed
è, anche, un conflitto di tutti contro tutti, con gli Ebrei che si
massacrano anche fra loro, setta contro setta, un po’ come l’Islam di
oggi. Una lotta per il monopolio della verità, e persino per l’esclusiva
della rivolta, che diventa atto di fede in sé. Durante l’assedio di
Gerusalemme, con la popolazione che muore di fame, ci sono gruppi
religiosi che distruggono le provviste pur di non doverle condividere
con altri gruppi religiosi, o combattenti che sequestrano l’olio e del
vino del Tempio allo scopo – ipotizza l’autore – di aspergere se stessi
come vittime sacrificali prima dell’estremo assalto.
Contro simili
nemici l’Impero è costretto a schierare le forze militari più
collaudate, quelle del Reno e del Danubio. Le quali si trovano di fronte
a una resistenza così accanita ed esasperante che alla fine,
conquistato il tempio, si danno alla distruzione e alle fiamme,
nonostante Tito cerchi di trattenerli. Il conflitto fra Romani ed Ebrei
è, secondo Brizzi, “ai limiti del genocidio”, ed è segnato dalla “totale
incomunicabilità fra le due parti”: lo zelo ebraico verso le legge
divina da un lato e la devozione romana verso le leggi dell’impero
dall’altro. Un disastro per Roma che “dissipò buona parte della sua
forza militare”.
Da allora i due mondi si divideranno, e la
proverbiale capacità di assorbimento dei Romani nei confronti di culture
“altre” nulla potrà con i titolari della prima religione del Libro.
Avremo imperatori spagnoli, dalmati, nordafricani e della Pannonia,
celti e persino arabi. Ma nessun ebreo.