mercoledì 10 febbraio 2016

Repubblica 10.2.16
Il corpo e la fede
risponde Corrado Augias

GENTILE Corrado Augias, giorni fa un lettore citava, a proposito di questioni di fede, San Paolo nella Lettera ai romani. Ho letto (4, 9 e seg.): ”Diciamo che la fede fu ascritta ad Abramo a giustizia. Come dunque gli fu ascritta? Dopo la circoncisione o prima? Non dopo la circoncisione, ma quando non aveva ricevuto ancora la circoncisione”. Più oltre (4, 19): “Senza vacillare nella fede, (Abramo) pur avendo quasi cento anni, non considerò il suo corpo già impotente a procreare, né l’utero di Sara ormai senza vita, non dubitò della promessa di Dio, anzi, fortificatosi nella fede, diede gloria a Dio”. Associare, anche per esclusione, la fede al prepuzio non è un po’ blasfemo? Insomma: rafforzare il proprio punto di vista scegliendo citazioni dai Libri Sacri, può essere controproducente.
Franco Ajmar — Genova

SI tratta, per chi crede, di questioni della massima importanza. Mi scrive per esempio il signor Sergio Benetti (Dueville, Vicenza): «Per il cattolicesimo esiste il Magistero della Chiesa che attraverso il documento “L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa” approfondisce l’esegesi dei testi. Bisogna distinguere a seconda che si tratti di un genere letterario o un altro: racconto storico, parabole, leggi, inni, orazioni, oracoli, visioni, principio filosofico... L’esegesi moderna sottolinea il significato preciso di un testo. La Bibbia stessa fornisce indicazioni: “Ci sono punti difficili da comprendere, che gli ignoranti e gli incerti travisano, al pari delle altre scritture, per loro propria rovina”. Il libro di Gerusalemme non è da trattare come se fosse (solo) un romanzo, un’opera sinfonica o un libro di letteratura, è molto di più: è storia vissuta con la fides ». Infatti solo con la Fede — e all’interno della stessa — quei testi spesso possono assumere un significato. La circoncisione, per esempio, è attestata nella Genesi (17, 11) come ordine del Signore: «Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi». L’origine del curioso comandamento è discussa. Probabilmente si tratta di un iniziale precetto igienico poi diventato come in altri casi regola religiosa. Il frammento paolino relativo alla circoncisione, citato dal signor Ajmar, ha eccezionale rilievo nella nascita del cristianesimo. Si trattava di stabilire se i “pagani” che volevano diventare seguaci di Paolo, cioè cristiani, dovessero prima passare attraverso il giudaismo facendosi circoncidere. Paolo dopo un acceso diverbio con Pietro e Giacomo (fratello del Signore, capo della chiesa di Gerusalemme) decise che ciò non era necessario. Con formula rivoluzionaria (e astuta) stabilì che bisognasse essere “circoncisi non nella carne ma nel cuore”. Eliminando la piccola operazione (fastidiosa se fatta da adulti) facilitò molto le adesioni alla nuova fede che andava fondando e diffondendo fuori d’Israele. A chi non è cristiano può sembrare poco comprensibile l’importanza data a un piccolo lembo di pelle. La realtà storica dice che una (una!) delle cause che facilitarono il primo cristianesimo fu proprio l’integrità del prepuzio.