La Stampa 8.2.16
Primarie a Milano, la spunta Sala
La sinistra divisa aiuta Renzi
Pisapia: ora tutti col vincitore. Grillo attacca: voto taroccato. La replica: voi scegliete con 50 clic
di Alberto Mattioli
Alla
fine, le primarie del centrosinistra sono andate com’era prevedibile e
previsto. Ha vinto il superfavorito, Beppe Sala. Ma ha vinto bene, non
benissimo. E con lui ha vinto la parte più di centro del centrosinistra,
mentre quella più di sinistra ha recitato il consueto copione in due
atti: divisione e sconfitta. Tradotto: il manager di Expo prende il
42,28%, la vicesindaca Francesca Balzani il 33,97, l’assessore alle
Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, il 23,02. Le urne confermano
il ruolo di quarto nemmeno incomodo per Antonio Iannetta: 0,73%.
Dunque
passa Sala, ma con una percentuale minore di quella accreditatagli dai
sondaggi. Balzani e Majorino hanno perso, però se si fossero messi
d’accordo per una desistenza, uno dei due avrebbe vinto. Ma a sinistra,
si sa, è meglio perdere divisi che vincere uniti. Le prime reazioni sono
state, anche quelle, prevedibili. Il primo cittadino, Giuliano Pisapia
(che sosteneva la sua vice): «Sono contento di com’è andata Balzani. Ora
il sindaco, come tutti gli altri candidati, sosterrà Sala. E vinceremo
anche a giugno». Sala: «Sono felice, ha vinto Milano. Ora si ricomincia.
Non deluderò questo entusiasmo». E racconta di aver ricevuto la
telefonata di complimenti da Renzi. Il premier, dice il ministro
dell’Agricoltura, Maurizio Martina (che ha atteso i risultati al
quartier generale di Sala), «è molto contento»: Sala era il suo
candidato. Elegante Balzani: «Complimenti a Beppe. Io ho ricevuto molto
più di quello che ho dato». E Majorino: «Gran bella competizione, leale.
Da domani andiamo avanti uniti a sostegno del nostro candidato, Beppe
Sala».
Il verdetto è arrivato durante la serata elettorale moscia e
floscia al teatro Elfo Puccini (c’erano più giornalisti che militanti),
dopo una tranquilla giornata di votazioni sotto una pioggia ostinata.
Alibi perfetto per il bilancio finale dei votanti: 60.900, tanti, ma
meno dei 67 mila che incoronarono Pisapia. Anche le polemiche di
giornata hanno avuto un sapore di déjà vu: i leader nazionali hanno
continuato a scannarsi sui cinesi che votavano Sala, ieri ai seggi in
maniera meno massiccia e soprattutto meno inquadrata. Stranieri
consapevoli di esercitare un diritto, secondo il Pd; utili ignoti
portate a votare senza sapere bene cosa stessero facendo, secondo i non
Pd in generale e i Cinquestelle in particolare.
La lite è montata
fino a Roma. Beppe Grillo ha attaccato sul suo blog: «Primarie
taroccate. Il candidato sindaco non sarà scelto dai milanesi o dai
militanti Pd (esistono ancora?) ma da cinesi che sanno malapena parlare
l’italiano. Un Pd made in China». Matteo Renzi ha risposto a stretto
giro d’agenzia: «Hanno sempre da ridire sulle nostre primarie, quelli
che mandano cinquanta persone a fare click. Si lamentano delle nostre
primarie con migliaia di persone, ma siamo gli unici ad avere il
coraggio di farle, gli altri si mettono a fondo campo e parlano». E il
vicesegretario Pd, Lorenzo Guerini: la candidata grillina a sindaco di
Milano, Patrizia Bedori, è stata votata «da un condominio».
Per la
verità, più che da ridire, «gli altri» hanno da ridere. Sui social sui
cinesi impazzano fotomontaggi, battute e sfottò vari. L’altro Matteo,
Salvini, scrive su Facebook di «truppe cammellate di cinesi ignari
spediti a votare», il solito Gasparri cinguetta su Twitter di elezioni
«di tale successo che per votare sono in coda da Pechino». Comunque
ormai è andata. Sel si sfila già e parla di «nuova fase politica».
Domani è un’altra campagna elettorale. E, se lo scontro sarà davvero
Sala-Parisi, anche bizzarra: i candidati hanno un profilo praticamente
analogo. E magari pure le stesse idee politiche...