domenica 7 febbraio 2016

La Stampa 7.2.16
Renzi tira dritto, non vuole dare alibi alla sinistra
Per il premier il leader dei 5 Stelle vuole far cadere tutta la legge
di Carlo Bertini

Se è vera la lettura di chi nel Pd dice che «così facendo Grillo ha rimesso il cerino in mano a Renzi», ebbene la risposta che il premier fa rimbalzare giù per i rami del partito è che si va avanti senza arretrare; nessuno stralcio delle adozioni, perché «si è scoperto il disegno di Grillo, che non riguarda tanto la stepchild, ma tenta di far saltare l’intera legge», sono i ragionamenti fatti a Palazzo Chigi. Dove la prima considerazione è che «loro stanno pagando dazio pesantemente, come dimostra la sollevazione dei social»; e la seconda, fatta qualche centinaio di metri più in là dai renziani in Senato, è che a questo punto se cadranno le adozioni nel voto segreto la colpa ricadrà sulla testa dei grillini e anche per questo val la pena tirare dritti. Nessuno vuole prestare il fianco alle critiche della sinistra rimettendo in gioco il testo della legge per un’operazione dei 5 Stelle che suona molto tattica e suscita reazioni scomposte.
Malgrado il partito della trattativa riprenda fiato, malgrado Alfano lanci segnali di fumo per trattare, Renzi tiene il punto. Non si arretra dalla linea del Piave, fissata da settimane, ribadita ieri dal suo colonnello Andrea Marcucci. «Il Parlamento è maggiorenne e si confronterà liberamente anche sull’articolo 5. Certo è che sulla stepchild il lavoro fatto dal Pd in commissione ed in Aula è serio ed equilibrato». E questo con grande soddisfazione della sinistra intransigente dei «giovani turchi», entrata in allarme e subito rassicurata da Zanda; mentre la sinistra dei dissidenti saliti sulle barricate per le tessere ai cuffariani («se nel Pd entrano pezzi di destra non è più il nostro partito»», tuona Cuperlo) sta alla finestra: pronta a infilzare il premier nel caso decidesse di ripiegare rinunciando in partenza alle adozioni nel testo delle unioni civili.
In un partito scosso da una sindrome di inquinamento esterno della destra, con moti scissionisti evocati dai bersaniani (come Gotor ieri sul Fatto), ogni occasione è buona per far lievitare la tensione, specie su temi che toccano nervi sensibilissimi dell’elettorato e che possono comportare rischi anche in termini elettorali in piena campagna per le comunali. Il premier fa spallucce e preferisce guardare alla novità della scuola di formazione politica dove oggi sarà presente. «Si fa un gran parlare di partiti della Nazione, partiti liquidi, di plastica, partiti personali travestiti da movimenti, partiti delle tessere. Lasciateli parlare, sono sempre loro, li riconosciamo. Noi invece siamo il Pd e lo dimostra la scommessa di lunga durata fatta sulla formazione, selezionando 400 ragazzi da tutta Italia, per far crescere la classe dirigente sui territori».
Ma il club delle colombe è convinto che la linea muterà a breve. Walter Verini propone un disarmo bilaterale, «un grande patto con 5Stelle, Ncd, Sel e Forza Italia per approvare la legge sulle unioni rinunciando a tutti i voti segreti e votando una delega stringente al governo di approvare entro sei mesi una riforma del sistema delle adozioni». Chi ne ha parlato con Alfano racconta che «su una legge senza tutti i riferimenti al matrimonio e senza le adozioni, lui ci starebbe». Per trattare c’è ancora tutta la settimana.