domenica 7 febbraio 2016

La Stampa 7.2.16
Doppio sgambetto al premier
di Marcello Sorgi

Comunicato ieri tramite il blog di Grillo da Casaleggio, l’esperto di numeri e algoritmi, lo sgambetto del Movimento 5 stelle a Renzi sulla legge per le unioni civili è basato su due ragioni, una contingente e l’altra di fondo. La prima è che Casaleggio, grazie al monitoraggio telematico che fa quotidianamente dell’opinione pubblica, ha capito quel che Renzi, basandosi sul suo intuito aveva compreso un mese fa: esistono forti riserve, non solo degli elettori cattolici, sulla stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner all’interno della coppie omosessuali che ha rappresentato dall’inizio il punto più controverso del testo della senatrice Pd Cirinnà. È inutile nasconderlo: ci sono perplessità diffuse, non soltanto moderate, sia sull’idea che la nuova legge introduca una sorta di diritto a diventare genitori, anche quando esistono chiari limiti di natura, come appunto nelle coppie maschili, sia sull’eventualità che questo nuovo diritto sia di fatto sovraordinato a quello naturale dei figli di avere un padre e una madre. Di qui la libertà di coscienza, garantita da settimane ai parlamentari Pd da Renzi, pur di approvare la nuova legge in qualsiasi formulazione che uscirà dalle prossime votazioni in Senato. E da ieri anche a quelli grillini, che non si sa quanto vorranno approfittarne.
Malgrado le pressioni del Vaticano siano arrivate anche in casa M5s, infatti, i senatori che espressamente si dichiarano disponibili a tenerne conto si contano sulle dita di una mano.
C’è però una seconda ragione che ha determinato la svolta 5 stelle: ed è quella, classica, di evitare a qualsiasi costo di fare un favore a Renzi. Casaleggio, in altre parole, s’è reso conto che aprendo in Senato sulla legge Cirinnà a una maggioranza Pd-Sel-M5s, alternativa a quella di governo Pd-Ncd-centristi-Scelta civica, avrebbe favorito un riavvicinamento in vista delle elezioni amministrative tra il premier e la sinistra radicale. Perché se la legge sulle unioni civili dovesse passare con dentro la stepchild adoption, Renzi potrebbe assumersi il merito davanti all’elettorato di sinistra di aver dato il contributo più importante, come Pd, all’approvazione, e magari ricercare su questo terreno l’intesa con Sel che finora è mancata nelle principali città in cui si voterà a maggio. Invece, ritirandosi dall’accordo che prevedeva fino a due giorni fa l’appoggio dei 5 stelle al testo senza modifiche, Casaleggio ha rimesso un cuneo tra Pd e sinistra. E se grazie alla svolta, la Cirinnà dovesse essere privata delle adozioni, o addirittura nuovamente rinviata, come spera il ministro Alfano, la rottura tra Renzi e Sel diventerebbe definitiva, e il premier, nel caso del rinvio, subirebbe una seconda sconfitta, dato che il suo unico obiettivo è far passare la legge comunque sia.
Resta ora da vedere cosa succederà in Senato dopo quel che è accaduto. Per capirlo, non resta che aspettare le votazioni che cominciano questa settimana. Anche se a questo punto è difficile che la defezione dei 5 stelle dal fronte favorevole alle unioni civili con adozioni favorisca il compromesso tra Pd e centristi. Al punto in cui sono arrivate le cose, è probabile che tutti i partiti continuino a marciare in ordine sparso, rinviando a dopo i conti, a legge approvata o mancata, sul contenuto finale delle nuove norme e sulle conseguenze di questa complicata partita rispetto a scadenze e alleanze più generali.
Se ne ricava, nuovamente, che è difficile, se non impossibile, fare accordi con M5s. L’eccezione dei giudici costituzionali eletti anche con il contributo grillino conferma la regola di un movimento che alla fine dice sempre di no. Non a caso i primi ad allinearsi sono stati proprio i membri del direttivo, come Di Battista, impegnati pubblicamente a favore della legge, e seccamente smentiti da Casaleggio: il padrone, ancora una volta, dei numeri e dell’intera baracca 5 stelle.