Corriere 7.2.16
«Unioni civili, libertà di voto». Ma tra i Cinque Stelle è rivolta
Ira della base, martedì vertice dei parlamentari. Alfano: ora la legge può cadere
di E. Bu.
MILANO
Un’assemblea dopo il diluvio (di parole). I parlamentari Cinque Stelle
si ritroveranno martedì per confrontarsi. Al centro della discussione,
ovviamente, il ddl Cirinnà e la scelta di Beppe Grillo lanciata sul
blog: «In seguito alle tante richieste da parte di elettori, iscritti e
portavoce M5S su questo tema etico, si lascia pertanto libertà di
coscienza ai portavoce M5S al Senato sulle votazioni agli emendamenti
della legge Cirinnà».
Parole che hanno spaccato il Movimento e
alimentato il dibattito politico. Una mossa, quella del blog, da leggere
con una duplice chiave. Da un lato il tentativo (rivendicato peraltro
nello stesso post) di dar voce a quella parte dell’elettorato contraria
alla stepchild adoption, vero oggetto del contendere, dall’altro un atto
gattopardesco per aggirare un eventuale asse tra Pd e Ncd (e i
verdiniani). Il M5S vuole giocare un ruolo da protagonista nella partita
sulle unioni civili. «Ci siamo spinti troppo oltre nell’assecondare
alcune posizioni», dicono nel Movimento. «Serviva una sterzata».
La
sterzata in questione, però, ha causato la reazione scomposta dell’ala
più laica dei Cinque Stelle, sia sul blog sia tra i parlamentari. E
proprio le chat interne di deputati e senatori sono state nelle ore
successive alla pubblicazione un fuoco di artificio di accuse, di caccia
ai «responsabili». C’è chi invoca appunto la convocazione di una
assemblea, c’è chi esprime la propria amarezza giudicando il post come
un regalo al Pd. Sono soprattutto i deputati a farsi sentire. La rabbia è
tanta e tale che tracima sui social network.
«La libertà di
coscienza sul ddl Cirinnà, a due giorni dal voto, suona come patetico
tentativo di non spingersi #oltre», scrive Chiara Di Benedetto. «Il M5S
doveva e deve fare altro. Deve essere portavoce dei cittadini. Deve
rispettare la loro volontà. Ecco perché è fondamentale mantenere il
metodo che c’eravamo prefissati», commenta Silvia Giordano. Federico
Pizzarotti invita a votare il testo «nella sua versione completa».
Intervengono in prima linea i senatori, viene lanciato — di fronte alle
proteste della base (molti si lasciano andare a un «non vi votiamo più»)
— l’hashtag #iovotosì per rendere palese il proprio voto. Molti
rispondono all’appello. I pro-stepchild si contano: sono quasi una
trentina, assicurano. «Nessun passo indietro», ribadisce Vito Crimi.
Intanto
le parole di Grillo danno il la anche a un valzer di commenti politici.
«Diamo ai grillini il benvenuto nell’età adulta della politica», scrive
Debora Serracchiani. Il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, parla
di «scelta giusta» da parte di Grillo e assicura: «Resto convinto che
una discussione seria sul merito della legge senza ostruzionismi e
caterve di voti segreti strumentali possa aiutare a trovare un’ampia
convergenza». E, infatti, i rumors dem in serata indicano come la mossa
del Movimento abbia fatto salire molto le quotazioni di uno stralcio
della stepchild adoption. Esulta Angelino Alfano, che su Twitter punge:
«Si riapre la partita. Potrebbe saltare l’intera legge. Bene, scenario
molto interessante».
Al leader di Ncd replica Franco Grillini di
Gaynet: «Lo invitiamo a non illudersi perché i parlamentari M5S hanno
confermato il voto favorevole alla legge sulle unioni civili ed anche
dalla base grillina è venuto un messaggio inequivocabile». Sullo stesso
piano Loredana De Petris di Sel: «Non cambia nulla — afferma — se la
legge non sarà stravolta voteremo con convinzione». È la linea che
rimarcano anche gli ortodossi Cinque Stelle: la fronda cattolica è
composta da cinque parlamentari, ma c’è chi teme che col voto segreto
qualcun altro possa aggiungersi alla conta. Il puzzle si fa ancora più
complicato tra rimandi al vincolo di mandato e passaggi (richiesti) sul
blog. Il mantra è un «la nostra posizione è chiara, niente è diverso da
ieri», ma la sensazione è che — come sostengono alcuni deputati — ora i
senatori Cinque Stelle siano attesi a «una prova di forza».