La Stampa 7.2.16
Milano, veleno sulle primarie
Cinesi in coda per votare Sala
Protesta la Balzani. Ispezione del segretario Pd in un seggio
di Alberto Mattioli
Non
ci fosse il caso delle truppe cammellate cinesi, il primo giorno di
primarie del centrosinistra milanese sarebbe un successone. Ieri, con
solo nove seggi aperti, e solo dalle 8 alle 18, i votanti sono stati
7.750, quindi arrivare a un totale di 67 mila, quelli che incoronarono
Giuliano Pisapia alle primarie precedenti, sembra possibile e forse
probabile. Per dire: alle 12.45, in corso Garibaldi, zona centralissima e
chic dove ha votato l’eroe di Expo Beppe Sala, bisognava sorbettarsi
una buona mezz’ora di coda prima di poter sottoscrivere la «Carta dei
valori del centrosinistra», versare l’obolo di 2 euro e affidare
finalmente all’urna la propria preferenza.
Urne aperte anche oggi,
ma stavolta i seggi saranno 150, sedi Pd, circoli Arci, ristoranti,
bar, negozi e perfino un ostello, e fino alle 20. Però i candidati, che
oltre a Sala sono Francesca Balzani, Pierfrancesco Majorino e Antonio
Iannetta, hanno dato l’esempio andando a votare ieri, con contorno di
familiari (Iannetta, con il cane) e banalità d’uso. Un bel sabato per Pd
e dintorni. «Sono state primarie appassionanti», riassume Pisapia che
ha votato Balzani.
Però c’è la questione dei cinesi. Premessa: a
questo giro possono votare anche gli stranieri con il permesso di
soggiorno. La comunità che si schierata più nettamente è la cinese: per
Sala. Francesco Wu, presidente dell’Uniic, l’Unione Imprenditori
Italia-Cina, l’ha messo nero su bianco in una lettera al «Fatto
quotidiano», cui ha spiegato che il voto agli stranieri «è una bella
notizia per chi ha cuore l’integrazione» e che «molte associazioni di
residenti cinesi hanno dichiarato di sentirsi vicine a Giuseppe Sala»
(sono però gli unici a non chiamarlo Beppe).
La comunità ha anche
allestito un gazebo in via Paolo Sarpi, il decumano della Chinatown
milanese, dove le insegne italiane sono l’eccezione e non la regola:
tricolori, ideogrammi, thé verde, volontari cinesi che parlavano
pochissimo l’italiano e incuriositi passanti cinesi che lo parlavano
ancora meno, e in ogni caso non con i giornalisti. Qui le testimonianze
divergono: secondo alcuni, in mattinata sotto il gazebo c’erano solo i
«santini» di Sala. Però quando è passato il vostro cronista, a
mezzogiorno, erano spuntati anche quelli di Balzani e Majorino, mentre
Iannetta risultava non pervenuto, come nel resto della campagna. Uno
degli organizzatori ha ripetuto ai giornalisti le tesi di Wu: «Ci siamo
attivati per invogliare i cittadini cinesi ad andare a votare. La
comunità non appoggia Sala, ma ci potrebbe essere un passaparola fra i
cittadini cinesi per votarlo, perché è molto più conosciuto grazie a
Expo».
E il passaparola, come si sa, funziona sempre. Lo si è
visto al seggio di viale Monza, tutt’altra zona rispetto a Chinatown,
dove i cinesi sono andati a votare in massa e che a un certo punto
sembrava la metropolitana di Pechino all’ora di punta. Provocando
un’ispezione del segretario metropolitano del Pd, Pietro Bussolati, e la
protesta di Maurizio Biosa, il rappresentante di Balzani. Secondo
Biosa, i cinesi sono arrivati in comitiva, «con gruppi che volevano
compilare collettivamente i moduli, mentre fuori c’erano persone che
“indirizzavano” i votanti. C’è stata una pressione particolare su questo
seggio, con gente portata qui in maniera evidentemente organizzata».
«Che pena», ha commentato il leader leghista Salvini. Si parla anche di
un volantino in cantonese dove l’unica parola in caratteri latini era
«Sala», ma nessuno l’ha poi trovato.
Insomma, si è avverata questa
previsione: «Che brutto sarebbe vedere code di cinesi che magari
neanche parlano italiano, in fila per votare. Niente di illegale, ma
farebbe paura come le code di italiani per votare Razzi». Il profeta si
chiama Luca Gibillini, è un consigliere comunale di Sel e l’ha postata
su Facebook ieri l’altro. Sommerso dalle proteste, si era dovuto
scusare, ma ci aveva azzeccato. E giù polemiche.
Gli organizzatori
fanno però sapere che i non italiani ai seggi sono stati soltanto il
4%. E sette associazioni straniere (cinesi, ma anche somali, marocchini e
sudamericani) scrivono che non capiscono «come qualcuno possa adombrare
un voto di scambio». Titolo del comunicato: «Vinca il migliore, noi
abbiamo già vinto». Oggi si replica (il voto, i cinesi non si sa),
verdetto intorno alle 22.30. Sala resta superfavorito. Il centrodestra
si mette già avanti col lavoro annunciando per domani l’inizio dell’iter
per istituire una commissione d’inchiesta sui conti di Expo.