domenica 7 febbraio 2016

Corriere 7.2.16
Brochure e foto in cabina
La carica dei cinesi ai seggi crea tensioni e polemiche
Gli organizzatori: stranieri al 4%. Salvini: che pena, povera città
di Andrea Senesi

MILANO Si può leggere il tutto come un bell’esempio di integrazione e di democrazia. Oppure come un caso estremo di cammellaggio, evento peraltro non inedito nella storia delle primarie italiane. Comunque si decida di interpretarlo ieri a Milano è successo un fatto nuovo: la comunità cinese, che in città ha radici antichissime, s’è mobilitata in forze per la scelta del candidato sindaco del centrosinistra. Non era mai successo, e su questo concordano tutti.Sulla vicenda è ovviamente esplosa la polemica, anche perché i rappresentanti della comunità nei giorni scorsi avevano pubblicamente manifestato il loro apprezzamento per uno degli sfidanti in campo: Beppe Sala.
I primi segnali sono arrivati da via Sarpi, il cuore della Chinatown milanese, da dove in mattinata è spuntato un gazebo che distribuiva opuscoli sul voto stampati in ideogrammi. E poi le code ai seggi. Da viale Monza allo Stadera, le segnalazioni di comitive di cinesi davanti ai circoli e alle sezioni della sinistra hanno preso a moltiplicarsi. Ordinati e silenziosi, a parte qualche «intemperanza» da neofiti. Chi si è fatto un selfie in cabina elettorale per certificare l’avvenuto voto, chi ha preteso di entrare con un accompagnatore per farsi indicare il nome giusto, chi ha portato con sé brochure prestampate. Abbastanza comunque per scatenare dubbi, illazioni (e ironie) soprattutto dai sostenitori di Francesca Balzani. A fine giornata gli stranieri risultavano ieri il quattro per cento dei votanti. L’affluenza cinese è stata però a macchia di leopardo. Impalpabile in centro e nelle zone chic, consistente (fino al dieci per cento del totale) in alcuni seggi di periferia. I supporter di Sala puntano il dito contro il «nuovo razzismo di sinistra». Tra questi, il deputato pd Emanuele Fiano: «Nel giorno in cui la comunità cinese decide di partecipare coscientemente alla scelta di chi sarà il candidato del centrosinistra, e lo fa ovviamente traducendo il materiale necessario, arrivano, anche da parte di notissimi “compagni” della piazza milanese, irricevibili e disgustose polemiche». Parole raccolte subito dallo stesso Sala: «In questa bella giornata di democrazia, in cui molti inseguono la polemica sulla partecipazione delle comunità straniere, mi sento di condividere le parole di Emanuele Fiano». Toni misurati anche dall’altro candidato, Pierfrancesco Majorino (che ha incassato il sostegno di un parte della comunità sudamericana): «Ho litigato spesso con la comunità cinese, ma nessuno può permettersi di salutare negativamente la partecipazione alle primarie di cittadini d’origine straniera. La cultura della cittadinanza non va esibita a giorni alterni». Si gode la scena, sull’altro fronte, Matteo Salvini: «File di cinesi, molti dei quali non parlano l’italiano, votano il renziano Sala alle primarie Pd. Che pena, povera Milano e povera sinistra».