La Stampa 5.2.16
L’Ue: “Il deficit dell’Italia peggiora”
A maggio Roma rischia la stangata
Bruxelles abbassa le stime di crescita: Pil a +1,4%. Ma non chiude il dialogo sulla flessibilità
di Marco Zatterin
Sarà
a maggio la resa dei conti pubblici. Solo allora la Commissione Ue
completerà la valutazione sull’equilibrio del bilancio italiano e sullo
sforzo con cui il Tesoro ha promesso di portarlo «vicino al pareggio»
nel 2018. «Il deficit strutturale sta peggiorando», scrive Bruxelles
nelle Previsioni d’Inverno. È l’indice a cui si bada di più, quello al
netto del ciclo e delle «una tantum» che certifica l’effettiva
correzione del debito. Fra cento giorni arriveranno le decisioni sulla
flessibilità richiesta, sarà timbrato il rapporto coi numeri definitivi
del 2015 e potrebbe partire una procedura per deficit eccessivo,
possibile ma non ancora scritta nelle stelle. Un anno fa avrebbero
potuto stangarci. Non l’hanno fatto in considerazione della buona
volontà del governo. Potrebbe accadere di nuovo. Oppure no.
Ripresa confermata
Le
stime della Commissione dicono che l’Italia cresce come non capitava da
anni, anche se l’1,4% stimato per il 2016 è stato ridotto rispetto ai
conteggi d’autunno. La ripresa è confermata in un contesto carico di
rischi e fragilità, che suggerisce a Bruxelles di disegnarla calante
all’1,3 per il 2017. Anno di grande incertezza e potenzialmente
«horribilis», questo. Perché in un contesto pre-elettorale, se non
elettorale, l’Italia sarà costretta a compiere sforzi immensi per
centrare gli obiettivi di medio termine concordati con i partner
dell’Unione.
In attesa di giudizio
La legge di stabilità per
il 2016 resta in attesa di giudizio, «a rischio di non rispettare il
Patto di Stabilità», come il debito. Molto dipende dalle clausole di
flessibilità invocate dal governo. Mezzo punto di pil per le riforme e
tre decimi per gli investimenti. Fanno otto decimi, circa 13 miliardi.
Le regole Ue stabiliscono che la combinazione dei due sconti non può
superare lo 0,75 e questo brucia circa 800 milioni. Roma invoca anche un
margine di 0,2 punti per i migranti.
Siamo nel mondo dello
«Zerovirgola», universo paradossale in cui il governo spedirà il Def
2017 a Bruxelles senza che la legge di stabilità 2016 sia sdoganata, e
priva di lumi certi sul potenziale della flessibilità. «I margini per
l’Italia sono stretti», spiega a SkyTG24 Jirky Katainen, vicepresidente
della Commissione: «Se continuerà con un debito e un deficit alti si
troverà in una situazione fragile». «Conti sotto controllo e debito
robusto», assicura il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sicuro
che «non ci sono richiami» di Bruxelles. In effetti, è vero. Salvo che
il deficit 2016 è elevato al 2,5% del pil contro un obiettivo di 2,2. E
che il debito si manterrà sopra il 132%.
Il nodo delle clausole
Ci
salveranno le clausole? «L’Italia è il Paese che ha avuto più
flessibilità», ribadisce il commissario economico Pierre Moscovici, che
denuncia la «confusione» quando si parla degli sconti dalle nostre
parti, rispiega le opzioni e - dopo aver assicurato che il dialogo è
buono e occorre «serenità, pazienza, lavoro, reciproca capacità di
ascoltarsi e dialogare» - chiede in italiano se «tutto è chiaro?».
In
teoria, sì. Resta che mancano parecchi zerovirgola e che il 2017 sarà
peggio. Per la Commissione il disavanzo calerà all’1,5% del pil solo se a
gennaio le aliquote Iva scatteranno dal 10 al 13% e dal 22 al 24%.
«L’intenzione rimane quella di sostituire l’aumento di Iva e accise con
misure di risparmio», assicura Padoan. Si tratta di trovare sino a 25
miliardi. Durissima. L’alternativa è far saltare il tavolo, finire in
procedura «alla francese» e scaricare l’inferno 2017 sull’Europa,
giustificandosi con la volontà di salvare i consumatori. Funzionerà? La
remota possibilità di uno scontro con Bruxelles tiene in tensione gli
spread. Il resto è politica.