lunedì 29 febbraio 2016

La Stampa 29.2.16
Referendum, idea di Boschi
I comitati saranno cellule del partito della nazione
La rete voluta da Renzi e affidata a Maria Elena
di Alessandro Di Matteo

C’è da vincere il referendum, certo, e chiaramente questa è la prima missione che verrà affidata ai «comitati per il sì» del Pd che partiranno ad aprile. Ma la rete voluta da Matteo Renzi servirà anche ad altro e non verrà smobilitata dopo la consultazione di ottobre. Maria Elena Boschi, in qualche modo lo ha detto ufficialmente parlando alla scuola di formazione del Pd, spiegando che i comitati serviranno a «coinvolgere anche le persone che sono fuori dalla vita del partito: possono essere un modo perché poi quelle persone abbiano voglia di darci una mano nel Pd, di continuare a stare con noi, di affrontare insieme a noi altre sfide». Attraverso quella rete, Renzi, vuole allargare il Pd, fare entrare forze fresche. Sempre la Boschi ha aggiunto: «Quanti di voi hanno cominciato a fare politica in comitati elettorali: per Bersani, per Renzi, per Cuperlo... Io per prima ho cominciato così».
Un progetto che, ovviamente, non piace alla minoranza, che già parla di un tentativo di creare il «partito di Renzi», come dice uno dei bersaniani. I migliori coordinatori dei comitati dovrebbero al congresso diventare i candidati a guidare il partito nelle regioni e nelle province e si cercherà di convincere almeno una parte delle «persone fuori dal partito» coinvolte per il referendum verrebbero a rimanere stabilmente nel Pd, con il tesseramento. «Loro - continua il bersaniano - pensano di trasformare il congresso in una sorta di momento di conferma del referendum. Per questo noi abbiamo di fatto aperto la stagione congressuale: non è che ci siamo illusi di fare il congresso a giugno, ma almeno ora non si parlerà solo delle riforme di Renzi, abbiamo di fatto aperto la discussione congressuale su Verdini e sul Partito della nazione». Si vedrà alla prova dei fatti se il tentativo della minoranza di ribaltare l’agenda funzionerà.
Debora Serracchiani, sempre parlando alla scuola di formazione Pd, ha sottolineato: «Nel 2014 a fronte di 385 mila iscritti, 550 mila persone hanno fatto la croce sul due per mille. La platea delle persone cui parla il Pd è più ampia di quella degli iscritti. Con questo dobbiamo fare i conti». Ecco perché Renzi accarezza l’idea di innestare il gruppo dirigente del partito con persone nuove, slegate dalle vecchie correnti, che si avvicinano alla politica partendo da una battaglia su uno dei capisaldi del renzismo: la riforma della Costituzione. «Il referendum - conclude l’esponente renziano - può diventare un momento fondativo di un Pd rinnovato: i comitati possono essere uno degli strumenti attraverso i quali si mette in gioco una nuova classe dirigente, forgiata nella battaglia sulle riforme». Una sorta di operazione di scouting che permetta di portare nel partito nuove energie, riducendo ancora il peso delle correnti storiche e dei big locali. Un motivo in più, per la minoranza, per cercare di spostare l’attenzione dal referendum a Verdini.