La Stampa 28.2.16
Il blogger Potkin Azarmehr
“Queste consultazioni servono solo per dare legittimità al regime”
intervista di Francesca Paci
Teheran
sogna. In esilio ci sono invece i «pragmatici» come il blogger Potkin
Azarmehr, fuggito dall’Iran all’indomani della rivoluzione khomeinista
che pure aveva sostenuto insieme al padre già detenuto politico dello
Scià. «Crederò all’evoluzione degli ayatollah quando faranno concessioni
reali a un movimento riformista forte, il resto è “photo opportunity”
per l’occidente» dice al telefono da Londra, dove vive da quando è
ragazzo rimpiangendo l’abbaglio del ’79.
I riformisti filo Rohani avanzano: sono elezioni che possono segnare il cambio di passo?
«Chi
chiama quelle iraniane elezioni ha bisogno di un dottore. Il 90% dei
candidati riformisti è stato squalificato in anticipo. Corre solo chi è
gradito al regime, io per dire non potrei. Anche se la maggioranza
votasse per i sedicenti riformisti, ossia il meno peggio del peggio del
peggio, sarebbe una vittoria finta: non sarà l’Assemblea degli Esperti a
scegliere la prossima Guida, chi succederà alla morte di Khamenei è già
stato designato, come fu con Khomeini».
I suoi connazionali però ci credono, l’affluenza è alta: tutti illusi?
«L’unica
politica dei riformisti è invitare la gente a votare per legittimare il
regime. L’esperienza mi dice che non si cambia l’Iran col voto. Il
clero iraniano è uno Stato parallelo da prima del ’79, conosce la psiche
popolare. Se per 5 anni neghi ai cittadini la libertà di tutto e poi a
ridosso delle elezioni concedi loro qualche festa e un po’ di rossetto
li fai credere di poter cambiare. Salvo risvegliarsi nel solito inferno:
è così da 36 anni».
Ha zero fiducia in Rohani?
«Rohani è
stato nell’apparato di sicurezza del regime, nel ’99 chiese la testa
degli studenti ribelli. Quando è diventato presidente ha promesso la
libertà ai riformisti in cella e invece nulla. L’unico suo successo è
l’accordo sul nucleare e l’ha firmato perché il Paese stava implodendo.
Obama ha salvato l’Iran dal crollo economico che avrebbe travolto gli
ayatollah. Siamo a zero: bisogna ascoltare la Guida Suprema e non i
simpatici giovani di Teheran, gli Usa come l’occidente e Israele restano
nemici. Vittima dell’illusione di cambiare la mentalità del regime
anziché il regime, il mondo va a farsi cambiare la mentalità da Teheran,
vedi le statue coperte a Roma».
Non c’è futuro per l’Iran?
«Non
auspico primavere arabe né invasioni straniere. Ma gli ayatollah si
piegheranno solo quando i riformisti saranno duri come Solidarnosc in
Polonia e non “istituzionali” come quelli che 5 anni fa chiesero al
popolo in piazza di tornare a casa e calmarsi. Il regime nel 2009 non
sparò subito, la carneficina iniziò quando quel milione di persone
cominciò a disperdersi».