venerdì 26 febbraio 2016

La Stampa 26.2.16
Abbattuti i due totem della sinistra
di Marcello Sorgi

Una singolare coincidenza ha voluto, ieri, che mentre il Senato approvava la legge sulle unioni civili in versione light, senza stepchild adoption e obbligo di fedeltà per le coppie omosessuali, alla Camera passasse in prima lettura la legge sul conflitto di interessi, riforma a lungo rivendicata, e mai realizzata per mancanza di numeri, dal centrosinistra, durante tutto il ventennio berlusconiano, per limitare il potere mediatico politico dell’ex-Cavaliere, che governava controllando le tre reti tv Mediaset di sua proprietà, oltre a quelle Rai. Due leggi-bandiera per la sinistra italiana.
Nell’un caso e nell’altro le votazioni sono state accompagnate da polemiche. Al Senato, da parte della sinistra interna e esterna al Pd, per via di una dichiarazione del ministro Alfano che ha rivendicato di aver evitato l’estensione “contro natura” alle coppie gay di diritti garantiti a quelle eterosessuali -, e anche a causa del peso determinante avuto dai parlamentari di Verdini nel voto finale. E alla Camera, da sinistra e da destra, per il contenuto delle nuove norme sul conflitto di interessi, troppo poco o troppo severe, secondo i diversi punti di vista.
Ma è evidente che il motivo delle critiche è un altro. La nascita di una maggioranza diversa, eterogenea finché si vuole, dato che Verdini non è uno stinco di santo e il suo gruppo è formato da transfughi, a due anni dalla nascita del governo, offre a Renzi la possibilità di affrontare con più agilità riforme fin qui destinate ad arenarsi, o per divisioni interne al Pd, con resistenze, ora della sinistra, ora del centro, interni al partito, o per cronica mancanza di numeri al Senato, problema, quest’ultimo, che si trascina da oltre vent’anni, praticamente dalla nascita della Seconda Repubblica.
Con simili problemi hanno dovuto fare i conti, non solo i governi di centrosinistra, costretti ad accantonare riforme simili o uguali a quelle votate in questi giorni (vedi appunto le unioni civili, i Dico delle versioni precedenti, e lo stesso conflitto di interessi), ma anche quelli di centrodestra (vedi le riforme economiche promesse tante volte in campagna elettorale e poi messe da parte). Inoltre il centrosinistra e il centrodestra, quando hanno provato a confrontarsi su certi temi, sono finiti sempre al muro contro muro.
Così delle due l’una: o si accetta il compromesso, che naturalmente ha un prezzo. O si insiste per le maggioranze identitarie, che non approdano mai a nulla.