La Stampa 25.2.16
Come Fenoglio, il coraggio di svelare parole sconosciute
di Gian Luigi Beccaria
Amiamo
 tutti la libertà delle nuove coniazioni. Oggidì ne siamo sommersi, tra 
politichese, burocratese, e globalese, e tante magari ci disturbano (poi
 ci facciamo presto il callo) per la loro non dico bruttezza, ma 
violenta novità, anche quando si presentano con faccia italiana: gratta 
gratta ci sta sotto spesso una parola inglese. A meno che non scatti 
l’inventiva e il gusto di usare una parola nostra, a riaffermarla con 
altrettanto nostrani prefissi o suffissi. In questo caso la parola nuova
 ci piace.
Possiamo riandare alle neoformazioni dei grandi 
scrittori, da Gadda a quel po’ di Dante che si leggeva a scuola, quando 
forgiava a piacere denominali (alleluliare), verbi parasintetici e 
derivazioni prefissali (appulcrare, indiarsi, ingigliare), ardite voci 
formate coi possessivi (immiare, inluiare, intuare), coi numerali 
(intrearsi, incinquarsi, immillarsi) o con avverbi (indovarsi, 
insusarsi). Ricordo la prima volta che lessi «Il Partigiano Johnny» e 
l’ardimento di Fenoglio nell’usare il suffisso -oso per le sue inedite, 
bellissime neoformazioni: la solitudine incubosa, il sudoroso smaniare, 
il fiume annegoso, il giorno fremitoso, gli spari bambagiosi, la tenebra
 bloccosa, l’erba guazzosa, l’oscurità macignosa, la brividosa paura, il
 fango trappoloso, il terreno radicoso, il verde rovoso, le fortezzose 
mura, l’asfalto guazzoso, l’allea brezzosa, gli sguardi rampognosi, la 
malaugurosa ora del vespero, il sapore arancioso, il posto freddo e 
correntoso, e via seguitando. Che meraviglia!
Nessuno di questi 
aggettivi ha avuto corso. Ma importa poco. Ora invece importa che una 
parola abbia successo. Non è questo il problema importante per Matteo. 
Conta il guizzo inventivo e momentaneo di quel ragazzo, per il quale 
scrivere resterà certamente, anche in futuro, ricerca e conquista, come 
lo è stato pure per i grandi scrittori. Conta che al piccolo Matteo non 
manchi l’immaginazione e il coraggio. Certamente, nonostante i consensi,
 la sua proposta non attecchirà. Che importa. Così come non importa se 
tanti neologismi che ogni giorno ci forniscono i giornali, il giorno 
dopo siano già morti. Matteo ha dalla sua ora i social, che contano più 
della benedizione della Crusca.