La Stampa 25.2.16
Tradimento libero per i gay
tra nervosismi e ironie
di Mattia Feltri
La
discussione sta prendendo pieghe impreviste, e adeguatamente
sintetizzate dal sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova:
«Hanno introdotto l’obbligo di scappatella». Non siamo sicurissimi che
il provvedimento sia traducibile così. Forse sarebbe più filologico un
«facoltà di scappatella», perché la novità di ieri - che dovrebbe
segnare l’apoteosi tattica e politica del capo di Ncd, Angelino Alfano -
è che le unioni civili fra coppie omosessuali non prevedano l’obbligo
di fedeltà, di modo da non rassomigliare troppo al matrimonio. Quindi
per omosessuali e lesbiche, sebbene uniti da laico vincolo, e a
differenza degli eterosessuali, il tradimento non sarà causa di
separazione con colpa. La scelta provoca qualche paradosso colto su
twitter con ottimo spirito casermesco: «Senza figli e senza obbligo di
fedeltà? Ma un matrimonio così lo vogliamo anche noi!». Motteggio etero
questo, e protesta omo la prossima: «Così ci tolgono la dignità».
Nervosismi e ironie opposte, con la forzista Gabriella Giammanco
infuriata perché ai gay vengono consegnati più diritti che doveri e con
Fabrizio Marrazzo, presidente di Gay Center, che si chiede se Alfano
abbia voluto istituzionalizzare le corna coniugali dopo aver
istituzionalizzato, o quasi, quelle politiche. Una perplessità bipolare
perché, davanti all’ipotesi di due uomini colti in flagrante, quello dei
due eventualmente sposato con un uomo la sfanga e l’altro, sposato con
una donna, se la vede brutta. Interessante che la cosa faccia arrabbiare
entrambi, il punito che non vuole la punizione e il non punito che la
vorrebbe, per ragioni di uguaglianza.
Davvero, pieghe impreviste.
«Un perfido sfregio» ha scritto sempre su twitter uno che ha intravisto
nella modifica non tanto il tentativo di differenziare matrimonio e
unione civile, quanto di certificare per legge l’antropologico disordine
sentimentale degli omosessuali; «e adesso via l’obbligo anche per gli
etero, fedeltà per amore e non per obbligo», gli è stato risposto. Per
cui è parso lampante che le ansie di placidità borghese - come è stato
spesso sottolineato - e con tutti i vincoli che comportano, sono
richieste soprattutto dai destinatari delle unioni civili (e nonostante
il contrasto con oscuri ma bellicosi cartelli esibiti ieri fuori dal
Senato in una manifestazione Lgtb: «Lotta anale contro il capitale»).
Che poi è ansia di normalità, negata accanitamente e allegramente:
«Siamo soddisfatti di questa giornata», ha detto Renato Schifani,
capogruppo del Nuovo centrodestra. Soddisfatto di sicuro, visto
l’ulteriore dettaglio della trattativa spuntato a sera: la «separazione
lampo». Per archiviare l’unione di due gay basteranno tre mesi quando
per quella di due etero ne servono almeno sei e fino a dodici, cioè il
doppio o il quadruplo. Di modo che alla fine è saltata fuori una legge
utile soprattutto a definire l’indole omosessuale, almeno nella visione
di una parte del Parlamento.