Corriere 25.2.16
Quel copia-e-incolla degli aspiranti avvocati
di Beppe Severgnini
La
Corte d’appello di Milano, quest’anno, esamina le prove dei candidati
di Napoli alla professione di avvocato. «Alla quarta settimana di
correzione — scrive il Corriere del Mezzogiorno , citando una fonte
qualificata — il 20 per cento degli elaborati risulta copiato».
Il ministero dell’Interno è stato avvisato. I compiti in questione sono stati annullati.
Domanda: tutto qui? I copiatori potranno ripresentarsi al prossimo concorso?
O
gli verrà impedito? Magari dall’Ordine degli avvocati, che certamente
tiene al buon nome della categoria. Qualche dubbio è lecito. Il
copia-e-incolla durante gli esami e i concorsi non è, infatti, una
novità. La copiatura costituisce un reato (legge 475/1925), confermato
dalla
Corte di cassazione (sentenza n. 32368/2010).
Alcuni l’hanno fatta franca, e oggi siedono orgogliosi sotto i loro titoli incorniciati. Altri, invece, sono stati smascherati.
È
accaduto nel 2013: prove svolte a Catanzaro, correzione a Firenze,
annullati 120 testi d’esame. È accaduto nel 2012, prove svolte a Lecce
(il distretto comprende anche Bari e Taranto). Racconta Tiziana Colluto
sul Fatto Quotidiano : «La Corte d’appello di Catania partendo dai
numeri di cellulare e dagli indirizzi mail sui moduli di iscrizione è
risalita al traffico dati.
Sono stati incrociati i tabulati delle utenze e gli orari di svolgimento delle prove:
mail
inviate e ricevute da studi legali, accessi a siti Internet
specializzati in diritto, parti di dispense inoltrate tramite sms, foto
dei compiti scambiate via Whatsapp».
Sanzioni previste? Reclusione
da tre mesi a un anno, sempre convertita in pena pecuniaria. L’Ordine
forense potrebbe poi applicare sanzioni disciplinari. Non mi risulta
tuttavia — sarei felice di essere smentito — che i candidati imbroglioni
siano stati estromessi dai concorsi futuri e, quindi, dalla
professione.
Questo dovrebbe accadere, invece. Un uomo di legge
che falsifica un concorso pubblico si comporta come un medico che, di
proposito, infetta una ferita: imperdonabile. Ma in Italia la giustizia
viene confusa con la crudeltà: e tutto si perdona.