giovedì 25 febbraio 2016

La Stampa 25.2.16
Ue gela Roma
“Il bail-in non cambia”
di M. Zat.

La pressione è stata forte, soprattutto da parte italiana; Margrethe Vestager ha tirato diritto. «No - ha assicurato la responsabile europea per la Concorrenza -, non credo che occorra procedere alla revisione delle regole sui meccanismi di risoluzione delle banche in crisi, né di quelle sugli aiuti di Stato». Vuol dire che la direttiva «bail-in» che da gennaio ha trasferito dallo Stato agli azionisti e agli investitori l’onere di un fallimenti bancario non deve essere cambiata. Lo chiedono a gran voce le banche del Belpaese e parte della politica. Ma la danese, come tutti in Europa compresa la Bce, risponde che proprio non se ne parla.
Nell’incontro alla Commis sione Ecofin dell’Europarlamento, alcuni deputati italiani hanno chiesto una deroga che consenta allo Stato di intervenire nella gestione della risoluzione delle quattro banche italiane fine maluccio (Carife, Banca Marche, Banca Etruria e Cari Chieti). La Signora Vestager ha risposto che il veicolo finanziario concordato con l’Ue è «abbastanza promettente», perché «assicura certezza legale alle operazioni, il mercato può valutare i prestiti, entrano in gioco terzi parti (agenzie rating) e si tratta di operazioni senza aiuti di Stato». Di questi tempi, ha ammesso, è possibile «che esista la tentazione di annacquare le norme della risoluzione e di usare denaro pubblico per intervenire, ma occorre resistere». A proposito della solidità del sistema creditizio, la commissaria danese ha ammesso di «condividere la necessità di spezzare il circolo vizioso che si era stabilito tra la crisi delle banche e quella dei debiti sovrani». E’ un dibattito aperto, sebbene non ancora concreto. Avrà riflessi anche sul nuovo ciclo di stress test effettuati dall’Agenzia bancaria europea (Eba, i cui risultati saranno pubblicati nel terzo trimestre di quest’anno. Per l’esercizio «non è stata definita alcuna soglia minima di capitale». Gli esiti faranno da base per il Processo di revisione e valutazione prudenziale (Srep) da parte della Bce nel quale si deciderà sui livelli «adeguati» di capitale degli istituti di credito. Nel caso italiano, la solidità delle banche sarà verificata sulla base di uno scenario avverso che ora appare improbabile e che prevede un calo cumulato del Pil del 5,9% in tre anni, un crollo della Borsa del 28,8% quest’anno e del 25,3% il prossimo, nonché una deflazione di 0,1 punti nel 2016.