giovedì 25 febbraio 2016

La Stampa 25.2.16
La sfida dell’ungherese Orban
“Un referendum sulle quote Ue”
di Emanuele Bonini

Stanno per arrivare tanti, troppi migranti. E in Europa c’è chi non vuole accoglierli. Nel giorno in cui il direttore esecutivo dell’agenzia Frontex per il controllo delle frontiere esterne dell’Ue, Fabrice Leggeri, svela che le stime prevedono un milione di sbarchi nel 2016 in arrivo, l’Ungheria annuncia un referendum sulle quote di richiedenti asilo da ripartire tra gli Stati membri volute dalla Commissione europea. «Crediamo che introdurre quote per la ricollocazione senza il sostegno della gente equivalga a un abuso di potere», sono le parole usate dal capo di governo ungherese, Viktor Orban. Non c’è una data per la consultazione popolare, e non è chiaro se il leader popolare la indirà veramente, ma potrebbe essere questo l’inizio di quell’effetto domino che in Europa si teme dopo le concessioni al Regno Unito nel negoziato per la permanenza nell’Ue.
Il presidente della Commissione Ue si rende conto che la situazione sta sfuggendo di mano. Jean-Claude Juncker ammette che «le azioni nazionali ostacolano» la risposta europea alla crisi. Il possibile referendum ungherese rischia di essere solo una di queste mosse unilaterali. Mentre Orban minacciava referendum, Austria, Croazia, Slovenia e i Paesi del Balcani occidentali hanno deciso di tenere aperte le porte solo a chi ha davvero bisogno di protezione. L’esecutivo Ue si prepara al peggio, tanto è vero che il responsabile per l’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, ha chiesto agli Stati di predisporre piani d’emergenza per eventuali crisi umanitarie, «soprattutto in Grecia».
In questo contesto oggi a Bruxelles si tiene il consiglio Affari interni. I ministri dei 28 devono fare il punto della situazione, discutere delle misure già concordate (ridistribuzione, maggiori controlli e rimpatri) e delle nuove strategie. Le prime non sono attuate e sulle seconde non sono attese decisioni. L’Europa cerca oltre i propri confini, nei Balcani e in Turchia, la soluzione alla tenuta delle frontiere, anche se la presidenza olandese del Consiglio Ue ha inserito nelle bozze per la nuova agenzia Frontex un comma dove si dice che se i Paesi responsabili della gestione delle frontiere esterne non fanno il loro dovere, allora gli altri possono chiudere le loro. In pratica si è pronti a isolare la Grecia, e l’Italia se la situazione in Libia dovesse peggiorare.