La Stampa 25.2.16
“Gli ex ragazzi degli Anni 80 pensano di essere sufficienti a se stessi”
Il cardinal Saraiva Martins: “Colpa dell’edonismo di quell’epoca Siamo una società basata sull’effimero e sui piaceri immediati”
intervista di Giacomo Galeazzi
«La
 ragione è molto chiara: la secolarizzazione ha scavato in profondità 
nel contesto sociale e culturale fino ad allontanare dalla fede 
soprattutto chi era giovane negli anni ’80. È il frutto dell’epoca 
dell’edonismo individualista». Il calo della partecipazione religiosa 
tra i cinquantenni non sorprende il cardinale José Saraiva Martins, 
prefetto emerito della congregazione dei Santi, tra i più autorevoli 
porporati della Curia romana.
A cosa attribuisce l’addio alla fede ad un’età avanzata?
«In
 Europa accade nella vita del singolo ciò accade in quella collettiva: 
la perdita delle radici cristiane, l’allontanamento dai valori religiosi
 ed autenticamente umani. Per questo il Papa richiama spesso la 
questione della “ecologia umana” e, sul piano antropologico, la 
problematica della “laicità diventata laicismo”. La secolarizzazione ha 
prodotto un cambiamento anagraficamente trasversale, ma che 
particolarmente in età matura ha indotto molti a pensare di poter 
bastare a se stessi. È l’effetto più negativo di una civiltà basata 
sull’effimero e sui piaceri immediati».
E il nesso con la perdita delle radici spirituali dell’Europa?
«Il
 nostro continente si è sviluppato culturalmente e socialmente attorno 
alle cattedrali, così chiamate perché i vescovi erano cattedratici. Oggi
 quel contesto religioso sta scomparendo. Una ferita storica che si 
riflette sulla vita degli individui e crea disillusione. Già Benedetto 
XVI aveva lanciato l’allarme: la mentalità edonistica e consumistica 
predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la
 superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale. La 
secolarizzazione che si presenta nelle culture come impostazione del 
mondo e dell’umanità senza riferimento alla trascendenza, invade ogni 
aspetto della vita quotidiana. È così che si una mentalità in cui Dio è 
assente dall’esistenza e dalla coscienza umana. Le statistiche 
fotografano l’ eclissi del sacro».
Qual è il motivo di questa fuga?
«Il
 mondo secolarizzato non riconosce Gesù, al massimo lo considera un uomo
 illuminato: come ha avvertito Francesco, la società anche quando è 
accogliente verso i valori evangelici dell’amore, della giustizia, della
 pace, della sobrietà separa il messaggio dal messaggero, il dono dal 
donatore. Situazione di scollamento, malgrado la relativamente maggiore 
vitalità della presenza cristiana in Italia rispetto al resto d’Europa».
In piena battaglia sulle unioni civili, la fede non conta meno?
«Sono
 due questioni distinte: la partecipazione religiosa e il rapporto tra 
la Chiesa e la comunità politica che dal Concilio sono indipendenti e 
autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Ma tutte e due, anche se a 
titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale 
degli uomini. Agiscono a vantaggio di tutti in maniera tanto più 
efficace, quanto più coltivano una collaborazione tra di loro. Con il 
secolarismo per gli uomini è più difficile pensare di essere legati a 
Dio. Le azioni umane senza riferimento all’etica portano spesso a 
pessimi risultati. Meno fede significa meno valori umani. Lontani dalle 
radici si è più fragili e soli».