La Stampa 24.2.16
I 400 mila nuovi schiavi dei caporali
di R. E.
Turni
massacranti, nei campi e sotto il sole, per due euro e mezzo all’ora.
Contratti inesistenti, condizioni impossibili, ricatti. La fotografia
sul caporalato appena scattata da The European House-Ambrosetti su dati
Flai Cgil somiglia a un bollettino di guerra. Intanto per i numeri: i
braccianti impiegati in condizione di semi-schiavitù sono almeno 400
mila, e 80 mila sono italiani. Un esercito, privato dei diritti: sono
oltre 80 i distretti agricoli italiani in cui si pratica il caporalato, e
in 33 casi le sentinelle del sindacato hanno riscontrato condizioni di
lavoro «indecenti». In altri 22 casi, invece, gli addetti sono
«gravemente sfruttati». Il bilancio è tragico: almeno dieci morti,
soltanto nell’estate del 2015. L’agricoltura è l’unico settore dove il
lavoro nero continua ad aumentare e il tasso di irregolarità, dicono i
numeri dell’Istat, è passato dal 18,5% degli addetti nel 2000 al 22,3%
nel 2013.
Provati dai carichi di lavoro, dall’esposizione alle
intemperie e dalla mancanza di acqua corrente e di servizi igienici, tre
lavoratori su quattro sviluppano malattie durante la stagione. Si
tratta di disturbi per lo più curabili con semplici terapie antibiotiche
ma che si cronicizzano in assenza di un medico a cui rivolgersi e di
soldi per i farmaci. Contro il caporalato, il governo ha una strategia
incentrata sul disegno di legge, firmato dai ministri delle Politiche
agricole Maurizio Martina, della Giustizia Andrea Orlando e del Lavoro
Giuliano Poletti, incardinato alla Commissione Agricoltura del Senato.
Qui, oggi, inizia il confronto coi sindacati. Il testo inasprisce le
sanzioni penali e patrimoniali contro i caporali, prevede l’accoglienza
degli stagionali, introduce indennizzi per le vittime e rafforza la rete
del lavoro agricolo di qualità.
«Spero che il Parlamento - ha
detto il ministro Martina - approvi la legge nel più breve tempo
possibile. Se stiamo ai fondamentali, gli otto articoli, senza aprire 8
mila fronti, non arriviamo fuori tempo massimo».
Un passo in più
potrebbe arrivare da una stretta sui voucher, i buoni per il lavoro
occasionale che hanno visto un boom nel 2015 (ne sono stati emessi 115
milioni, il 66% in più rispetto al 2014) e che, secondo il segretario
Cgil, Susanna Camusso, hanno fatto tornare nel sommerso «lavoro che
prima era stagionale e regolare».