La Stampa 23.2.16
Il premier per la prima volta costretto a fare passi indietro
di Marcello Sorgi
Adesso
c’è chi dice che la soluzione delineata all’assemblea del Pd, unioni
civili senza stepchild adoption, è quella che Renzi preferiva fin
dall’inizio della complicata partita in corso al Senato. Il premier
avrebbe lasciato ai suoi libertà di trattare a livello parlamentare,
sapendo che si trattava di un inevitabile prezzo da pagare, ma che erano
molto ridotte le possibilità di arrivare a uno sbocco positivo in
accordo con i 5 stelle sul testo completo della legge Cirinnà. Il
ritorno in campo del governo e l’accordo con i centristi che hanno
combattuto fin qui una battaglia contro le adozioni all’interno delle
coppie omosessuali sarebbe a questo punto l’unica via d’uscita, anche se
da una parte e dall’altra Renzi e Alfano sono impegnati a superare le
ultime resistenze interne dei loro partiti, la minoranza bersaniana che
preme per riaprire il discorso con i grillini e l’ala più moderata di
Area popolare che vorrebbe sfrondare le unioni da qualsiasi riferimento
ai matrimoni.
Il testo che verrà portato al voto dell’aula di
Palazzo Madama si limiterà a registrare il minimo comune denominatore
tra gli alleati di governo, senza alcun riferimento alla stepchild
adoption, che solo successivamente il Pd si incaricherà di riproporre
alla Camera nel quadro della riforma più generale delle adozioni, legge
che difficilmente vedrà la luce in questa legislatura, scaricando sul
Movimento 5 stelle la responsabilità di aver impedito fin da adesso
l’inserimento delle nuove norme all’interno delle unioni civili. M5s
ovviamente cercherà fino all’ultimo di dimostrare il contrario,
ripetendo al Senato la propria disponibilità votare il testo della
Cirinnà così com’è. Ma ormai per Renzi il tempo è scaduto, e la
decisione di recuperare l’intesa nella maggioranza è presa.
Non è
solo lo scontro con i grillini ad aver pesato sulla svolta. Giorno dopo
giorno i dubbi avanzati riservatamente dal Quirinale, l’atteggiamento
del Vaticano, le riserve dei cattolici, oltre naturalmente al rischio di
far emergere una spaccatura nella società alla vigilia di una tornata
elettorale, hanno convinto il premier a favorire una soluzione più
graduale. Dal l’annuncio di inizio d’anno, quando la legge sulle unioni
civili era stata presentata come una delle riforme volute dal governo,
alla libertà di coscienza per i senatori, offerta come base a una
trattativa politico parlamentare rimasta senza sbocchi, fino alla
rinuncia alle adozioni, Renzi per la prima volta ha dovuto fare passi
indietro, prendendo atto che l’unico compromesso possibile era quello
che alla fine è prevalso.