La Stampa 23.2.16
“Tesserificio pugliese”
Emiliano sfida Renzi con le sue stesse armi
Campagna acquisti a destra. Gli avversari: “Un delirio”
di Giuseppe Salvaggiulo
«Non
è possibile che al Pd s’iscrivano in blocco 400 persone con una carta
di credito. Non è giusto, non è lecito, non è legittimo». Il
destinatario della frase pronunciata da Renzi domenica all’assemblea Pd è
Michele Emiliano. Nel 2015 gli iscritti al partito in tutta Italia sono
stati 385.320, circa 7 mila (1,9%) più dell’anno precedente. Nella sola
Puglia 34.748, circa 16 mila (il 90%!) in più. A calamitarli Emiliano,
governatore e segretario regionale, al culmine di una «campagna
acquisti» a largo raggio. Non si tratta di una vicenda locale. La Puglia
è solo una piattaforma di lancio per il congresso nazionale, nel vuoto
del renzismo a sud di Roma. Emiliano rappresenta un pericolo, la frase
di Renzi un ultimatum.
Quella che un fine e consumato politico
come Pino Pisicchio, che si è fatto le ossa in un partito governato
dalle tessere, definisce «una transumanza che profuma d’antico», è
emersa quando l’Huffington Post ha raccontato che a Bisceglie sindaco,
assessori, consiglieri comunali e 400 militanti di centrodestra si erano
iscritti al Pd: tesseramento online di gruppo, carta di credito
prepagata, unico contatto telefonico...
Quando sono stati convocati per una verifica di autenticità, 200 sono scomparsi.
In
primis, la vicenda è stata inserita nella rubrica «partito della
nazione». Errore. Qui c’è uno specifico, un di più. Bisceglie non è un
caso isolato di «transumanza». L’ex segretario regionale Sergio Blasi
cita Presicce, Taviano, Cavallino, Tricase, Salve, tutti in Salento. A
Bari gli iscritti sono quasi triplicati. Ad Acquaviva sono cresciuti del
500%. Anomalie si segnalano a Monte Sant’Angelo, in provincia di
Foggia, e in altre città.
Emiliano fa in piccolo quello che Renzi
ha fatto in grande, e con la stessa motivazione: allargare il consenso
del Pd per renderlo vincente, non per affarismo locale. Lavora da un
anno e mezzo a un suo «partito della regione». Città per città,
s’insinua nelle voragini del centrodestra (e nelle crepe di Sel) e
patrocina l’avvicinamento di capibastone da migliaia di voti ciascuno.
Nel Pd chi si oppone viene spazzato via, commissariato, umiliato. Ad
Altamura, alle comunali, Emiliano ha dato il suo simbolo personale al
candidato che il Pd aveva rifiutato perché in arrivo dal centrodestra. A
Bisceglie, che i nemici stessero diventando compagni non lo sapevano
neanche i consiglieri comunali del Pd tra cui il deputato Francesco
Boccia, che accusa Emiliano di «usare le istituzioni a fini di lotta
politica».
Emiliano è ambizioso, abile, spregiudicato, veloce,
populista quanto basta. Magistrato ma di strada, alla Rudolph Giuliani.
Anti renziano dopo essere stato renziano, come prima con D’Alema,
Veltroni, Bersani. Miscela ancoraggi di sinistra e pulsioni di destra ma
il prodotto non è un minestrone sciapo. Per ritagliarsi un ruolo
nazionale, non gli bastano le numerose ospitate tv. Ha bisogno di
controllare il Pd in Puglia, per decidere ruoli e candidature. Poi di
diventare paladino del Sud dimenticato (un solo ministro meridionale!) e
degli altri governatori mal sopportati dal premier. Infine al congresso
potrebbe sfidare Renzi. Per batterlo (se questi arriverà indebolito) o
per esserne degno contraltare di minoranza.
«E’ un delirio di
onnipotenza, fermatelo», ha detto Elena Gentile, eurodeputato Pd. Dopo
averlo sottovalutato, Renzi ha deciso di occuparsene. Qualcuno gli
consiglia di neutralizzarlo con un commissariamento. Scelta insidiosa:
l’atto d’imperio potrebbe dargli l’aura nobile del dissidente vessato
dal re.