martedì 23 febbraio 2016

Corriere 23.2.16
I 5 Stelle tagliati fuori pensano di uscire dall’Aula


MILANO «Sia chiaro: non vogliamo essere strumentalizzati, vogliamo che il Pd si assuma le proprie responsabilità». Nunzia Catalfo, capogruppo Cinque Stelle a Palazzo Madama, riassume così la posizione del Movimento, fermo sulle barricate e un po’ spiazzato dalla mossa di Matteo Renzi. La maggioranza si appresta a votare con i centristi la fiducia su un maxi-emendamento sulle unioni civili che stralcia la stepchild adoption. L’idea del premier fino a domenica sera veniva percepita dai pentastellati solo come un diversivo per mettere pressing.
Ora il Movimento si trova tagliato fuori dall’asse dem-ncd, ma non ha intenzione di giocare al ribasso. La sensazione che prevale nel gruppo dei senatori è la rabbia, il sospetto è quello di essere caduti in una trappola. «Noi proseguiamo sulla nostra linea, compresa la libertà di coscienza sulla stepchild adoption — spiega la capogruppo —. La fiducia? Non si può votare». Così oggi Luigi Di Maio, Alberto Airola, Roberto Fico, la stessa Catalfo e Davide Crippa (capogruppo alla Camera) ribadiranno al Pd la posizione del M5S: un tentativo in extremis per ricondurre la discussione in Aula.
In parallelo si riaprirà un tavolo con le associazioni lgbt per spazzare via i dubbi e definire le intenzioni. I senatori Cinque Stelle metteranno poi a punto in un’assemblea la strategia per il dibattito parlamentare (sempre i rumors indicano la possibilità di abbandonare l’Aula nel caso si voti la fiducia).
Le possibilità di riallacciare un dialogo sono ridotte al lumicino e il Movimento — che non vuole finire sotto accusa da parte dei gruppi lgbt per la scelta di non appoggiare il super-canguro — ora spera nelle frange dem. «Questa è una soluzione che spiazza il Pd, non noi — si difende Catalfo — perché all’interno ci sono divisioni sul provvedimento». Arbitro inaspettato potrebbe essere Pietro Grasso, che la capogruppo chiama in causa. «Credo che il presidente del Senato possa dissipare tanti dubbi su emendamenti e voti segreti — dice —. Poi una volta definiti i tempi in Aula si può andare a votazione senza passare necessariamente da colpi di mano». Il Movimento, insomma, gioca di sponda, cercando di fare chiarezza in parlamento su eventuali tentennamenti.
Ma la partita sulle unioni civili non è l’unica che in queste ore sta interessando i pentastellati. Ieri a Roma gli attivisti hanno incontrato i candidati per il Campidoglio. Dalla competizione si è ritirata Bernabei. L’aspirante sindaco — come ha rivelato Paola Taverna — si conoscerà «tra un paio di giorni, in settimana». Intanto, per ricomporre le divisioni all’interno del gruppo, Alessandro Di battista lancia un’ipotesi di pax romana. «Noi proponiamo, se siete d’accordo, che il candidato sindaco che vincerà nomini il secondo arrivato come vicesindaco». Virginia Raggi e Marcello De Vito, favoriti della vigilia, sono avvisati.
Emanuele Buzzi