La Stampa 17.2.16
L’Sos dell’intelligence Usa: «L’editing genetico
può diventare un’arma di distruzione di massa»
di Gabriele Beccaria
«Un’arma
di distruzione di massa». Così definisce la nuova tecnica dell’editing
genetico un signore che sia chiama James Clapper ed è il potente
direttore della «National Intelligence» degli Stati Uniti.
Efficace,
rapida ed economica, anche se segnata da alcune imperfezioni di
gioventù, finora questa bio-tecnologia che permette un facile «taglia e
cuci» del Genoma aveva sollevato molte speranze, frammiste a una nuvola
di dubbi etici. Spingerà a manipolazioni indebite del Dna? Porterà
addirittura a una possibile deriva eugenetica, con bambini «su misura»?
Il dibattito è aperto, anche perché i ricercatori riconoscono che
l’«editing» ha bisogno di un’ulteriore messa a punto, oltre che di una
legislazione chiara, internazionalmente credibile, che sappia
distinguere gli utilizzi necessari dai possibili usi criminali. Ma
nessuno, prima di Clapper, si era spinto a vedere il «Crispr» (è questo
l’acronimo utilizzato dagli addetti ai lavori) come una minaccia
globale, non diversa dalle atomiche nordcoreane o dai nuovi missili
balistici russi.
«Data la sua vasta diffusione, i costi
estremamente bassi e un tasso di sviluppo accelerato, l’editing
genetico, con i suoi deliberati o non intenzionali abusi, può avere
vaste implicazioni anche nel settore della sicurezza nazionale», recita -
freddo ma preciso - il report. Gli scenari sono terrificanti: d’ora in
poi si potrebbero creare in laboratorio, con facilità inedita, nuovi
microrganismi manipolati, in grado di diffondere pandemie
incontrollabili.
La paura è che il vecchio trattato stipulato in
tempi di Guerra Fredda - la «Biological and Toxin Weapons Convention» -
possa non reggere più e che qualche Stato canaglia o qualche rete
terroristica scelga il «Crispr» come prossima arma di sterminio. Si apre
una gigantesca sfida. Per i governi, i militari e gli scienziati.