mercoledì 17 febbraio 2016

La Stampa 17.2.16
Unioni civili, lo sgambetto di Grillo
“Non votiamo la norma taglia emendamenti”
Se la politica volta le spalle al Paese
di Federico Geremicca

Tutto da rifare o quasi. E non è una buona notizia, né per chi aspetta da anni una legge sulle unioni civili, né per i partiti politici e i movimenti che ieri, nell’austera aula del Senato, sono finiti travolti e poi sepolti dai loro stessi bizantinismi. Se ne riparlerà di nuovo stamane, ma dopo le mosse e le contromosse di ieri, non sono più in molti a scommettere che la tanto attesa legge vedrà davvero la luce, tra gli stucchi e i velluti di Palazzo Madama.
Cos’è successo, dunque, ieri? Semplicemente che il Movimento Cinque Stelle, pur di impedire un successo di Renzi, ha completato il suo dietro-front (avviato con la decisione di lasciare libertà di voto sulla stepchild adoption) annunciando il suo no al cosiddetto «emendamento canguro», col quale il Pd intendeva sgombrare il campo dalle migliaia di emendamenti presentati alla legge; ma è anche successo che lo stesso Pd, alle prese con non pochi problemi interni, non è stato in grado - né attraverso mediazioni, né attraverso la ricerca di nuovi accordi - di venir fuori dalla ragnatela di cavilli delle ultime settimane e di parare il colpo a tradimento del Movimento di Beppe Grillo.
Per Matteo Renzi, che decollava dall’Argentina per far ritorno a Roma proprio mentre il Senato s’impantanava, una pessima notizia.
Una pessima notizia proprio a pochi giorni dal suo «secondo compleanno» a Palazzo Chigi. A parzialissima consolazione, il premier-segretario può incassare solo un marginale risultato d’immagine: e cioè, che proprio il Pd - alla fine - si sia dimostrato l’unica forza politica a voler davvero una legge che tuteli i diritti delle coppie omosessuali.
Non sappiamo, naturalmente, quanto il premier sia soddisfatto di tutto ciò. Al contrario, si può affermare in assoluta sicurezza che lo spettacolo andato in scena per settimane intorno alla legge sulle unioni diritti civili, sia stato tra i peggiori degli ultimi tempi. Una questione che è nervi e sangue per migliaia di coppie omosessuali è stata infatti trasformata in una Torre di Babele fatta di «canguri», inglesisimi e «affidi rafforzati» capace di sgomentare qualunque normale cittadino. E se a questo si aggiungono i trucchi e gli sgambetti ideati per lucrare un qualche consenso elettorale, il quadro è completo.
Certo, a colpire di più è forse la scelta compiuta dal Movimento Cinque Stelle che, pur di evitare che il governo mettesse a segno un punto, ha progressivamente sbiadito - fino ad annullare - il suo sostegno alla legge, di fatto tradendo l’esito della consultazione tenuta tra i suoi aderenti. Gli uomini di Grillo potranno argomentare questa scelta in mille modi: ma non si sfugge alla sensazione che questioni di tattica politica ed elettorale abbiano finito per prevalere sugli interessi impellenti e concretissimi di migliaia e migliaia di cittadini. Un risultato davvero non eccelso per un Movimento nato per sconfiggere la vecchia politica.
Sia come sia, dopo mesi di estenuanti polemiche politiche, di manifestazioni di piazza contrapposte e di interventi a gamba tesa di questo o quell’esponente delle gerarchie vaticane, quel che resta è un desolante fallimento. Questo è il risultato di cui si discuterà domani in Europa (che continua da anni a chiedere all’Italia di dotarsi finalmente di una legge sulle unioni civili); ed è questo - ancora - ciò di cui dovranno prender atto i singoli, le coppie e le associazioni omosessuali che speravano in una norma che desse loro diritti da sempre negati.
E’ presto per dire quale sarà, ora, il destino della cosiddetta legge-Cirinnà. Stamane, infatti, il Senato tornerà a riunirsi, sperando che le trattative condotte nella notte abbiano sortito un qualche risultato. Vedremo. Ma se è vero, come si sostiene, che la speranza è l’ultima a morire, bisogna pur dire che ieri pareva tristemente agonizzante.