La Stampa 16.2.16
Laudato si’ nonno Malthus
Economista e
demografo, nasceva 250 anni fa. È stato un precursore della selezione
naturale di Darwin (e indirettamente di Marx), della prima ecologia e
delle moderne teorie della decrescita. Le sue idee sulla “sostenibilità”
anticipano l’ultima enciclica di Francesco
di Ferdinando Boero
Non
sono superstizioso (porta sfortuna), ma per pura coincidenza nei giorni
tra il 12 e il 19 febbraio sono nate le persone che hanno cambiato il
nostro modo di vedere il mondo. Il 12 febbraio 1809 nasce Charles
Darwin, il 13 febbraio 1766 Robert Malthus, il 15 febbraio 1564 Galileo
Galilei, il 16 febbraio 1834 Ernst Haeckel, il 19 febbraio 1473 Nicolò
Copernico. Tutti legati da un sottile filo.
La rivoluzione
astronomica di Copernico e Galileo, e la rivoluzione
ecologico-evoluzionista di Malthus, Darwin e Haeckel hanno cambiato la
nostra visione del mondo. La teoria dell’eco-evoluzione, però, ha
necessitato di molti aggiornamenti, con una miriade di contributi che
affinano la comprensione del fenomeno più complesso dell’universo
conosciuto: la vita e la sua organizzazione in ecosistemi.
Se le risorse sono limitate
Darwin
riconosce a Thomas Malthus, nato 250 anni fa, nel 1766, il merito di
averlo portato all’intuizione della selezione naturale. Quello che
mostrò Malthus, economista e demografo, avrebbe dovuto rivoluzionare la
nostra visione dell’economia: se la nostra popolazione cresce, cresce
anche la sua richiesta di risorse e, a un certo punto, la velocità con
cui le risorse sono consumate supera la velocità con cui esse si
rinnovano. Oggi la chiamiamo sostenibilità: se togliamo più di quello
che si rigenera, prima o poi mancherà ciò di cui abbiamo bisogno. Questo
non vale solo per noi; Darwin applica il principio alla natura, a tutte
le specie. Da qui deriva la selezione naturale, basata sulla
competizione per accedere a risorse limitate: la lotta per l’esistenza.
Anche le crisi ricorrenti del sistema capitalistico, teorizzate da Marx,
si basano su questo principio. Darwin applicò il pensiero di Malthus
alla natura, e chiamò «economia della natura» quella che, 150 anni fa,
Haeckel chiamò «ecologia».
La conferma sperimentale di quel che
dicono Malthus e Darwin (e tutti gli ecologi dopo di loro) non si può
ottenere con un esperimento simile a quello che ha portato alla conferma
sperimentale della teoria di Einstein sulle onde gravitazionali,
celebrata in questi giorni. Per la fisica è possibile «confermare» una
teoria con una misurazione, come è possibile «rigettarla» con un’altra
misurazione: se qualcosa viaggia più veloce della luce, magari in un
tunnel scavato da Gelmini, allora crolla l’impalcatura teorica di
Einstein. Altre scienze affrontano problemi più complessi: i concetti
sono facili da intuire ma difficili da dimostrare. E infatti tutti,
ancora, ci dicono che dobbiamo crescere: non abbiamo capito il concetto.
Francesco ha capito, e lo spiega in Laudato si’. Dice che l’economia ci
spinge a sfruttare in modo irresponsabile la natura, la casa comune. La
stiamo distruggendo, consumandone le risorse. L’ecologia ci permetterà
di correggere i nostri errori: ci dobbiamo convertire all’ecologia. Il
messaggio arriva a Cop21 e, a Parigi, 198 Paesi comprendono che stiamo
esagerando nel consumare le risorse: dobbiamo darci una regolata e
fermare il riscaldamento globale.
Fiducia ingiustificata
Tutto
questo ha le sue radici nelle intuizioni di Malthus e di Darwin. Con la
tecnologia riusciamo a spremere il sistema che ci sostiene, e questo
genera la speranza che si potrà continuare a crescere, a superare i
limiti. Lo scientismo non è la fiducia ingiustificata nella scienza, è
la fiducia ingiustificata nella tecnologia. Esistono limiti ai quali non
ci possiamo sottrarre. Possiamo alzare l’asticella, questo sì. Abbiamo
inventato l’agricoltura quando la caccia e la raccolta non ci hanno più
permesso di soddisfare i nostri bisogni. L’innovazione tecnologica ha
alzato l’asticella. Ma spostare il limite non significa azzerarlo. Non è
possibile crescere all’infinito. Il motivo è semplice: il sistema che
ci sostiene non è infinito. Non è difficile da capire, eppure non lo
vogliamo capire. La risposta non ci piace, e quindi rimuoviamo il
concetto, e ci affidiamo a sempre nuove conquiste che, si spera,
risolveranno tutti i problemi.
Sono aspettative infantili; non si
basano sulla ragione, ma sulla fede nelle capacità divinatorie della
tecnologia. I detrattori di Darwin e Malthus hanno giustamente criticato
le applicazioni aberranti del pensiero di questi due grandi. Il
darwinismo sociale arrivò a giustificare il dominio delle «razze» più
forti su quelle «deboli». Ed è giusto dire che se le risorse fossero
distribuite in modo più equo potremmo vivere tutti bene. Ma questo
sposta solo il problema. Prima o poi saremo troppi. La dimostrazione
arriverà con i fatti, non con un esperimento.
Finitezza e umiltà
In
tempi moderni è stata la Scuola di Roma, con il famoso saggio I limiti
dello sviluppo, a spiegare che non possiamo crescere all’infinito. Le
teorie della decrescita di Latouche si basano ancora su questa
consapevolezza. C’è una grande differenza tra emettere una diagnosi (non
si può crescere all’infinito, in un sistema finito) e proporre una
terapia (il darwinismo sociale, la decrescita). Una terapia errata non
necessariamente inficia la diagnosi. Così come non rigettiamo Fermi
perché dal suo lavoro si è costruita l’atomica.
Si celebra il
giorno di Darwin grazie alla decisione di un ministro della Pubblica
istruzione di togliere l’evoluzione dai programmi della scuola
dell’obbligo. Un famoso fisico aveva detto che, non essendoci
l’equazione dell’evoluzione, l’evoluzione non è una scienza - e quindi
perché insegnarla? Si celebra qualcosa quando si teme che si possa
dimenticare. Non abbiamo più bisogno di celebrare Copernico e Galileo,
le loro intuizioni sono saldamente fissate nella nostra cultura, sono
patrimonio di tutti. Ma quelle di Darwin e Malthus no. C’è ancora chi
non vuole sapere e si ostina a chiudere gli occhi, credendo nella
crescita infinita in un sistema finito. Sarebbe da istituire un festival
delle scienze della natura (quelle senza l’equazione): dal 12 al 19
febbraio. Così, per non dimenticare, come ci spiega Francesco, che non
siamo Dio. Darwin e Malthus insegnano qualcosa di cui ci siamo
dimenticati: il concetto di finitezza, l’umiltà.
Università del Salento, Cnr-Ismar